Ricca signora ordina 6 mila euro di carne: «Consegni tutto in villa» ma si "dimentica" di pagare il fattorino

Una scena del film
di Andrea Ossino
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Lunedì 31 Marzo 2014, 07:22 - Ultimo aggiornamento: 23:29
Settantotto anni, una vita agiata e una folle passione per la carne, pi precisamente per la chianina.



Una passione che ha finito con il creare problemi con la giustizia a Marina D.P., un’anziana signora che, dopo essere stata rinviata a giudizio, ora siede tra i banchi degli imputati del Tribunale penale di piazzale Clodio. Denunciata perché, dopo essersi fatta consegnare 5.870 euro di carne, oltre mezzo vitello proveniente da una macelleria di Arezzo, ha trovato diverse scuse pur di non pagare la merce, truffando così il fattorino che si era fidato di «quella donna distinta» che risiedeva in una elegante villa dell’Eur. Una truffa in pieno stile “Febbre da cavallo”, quando Mandrake e compagni, nel film di Steno, hanno fatto fessi quelli della macelleria Rinaldi, il cui fattorino aveva consegnato la carne senza mai essere pagato.



COME NEL FILM "FEBBRE DA CAVALLO"

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I FATTI

È il 28 marzo 2009 quando Marina chiama la macelleria “Antica lavorazioni carni snc”, un’azienda alimentare toscana di Cesa Marciano Della Chiana, e fa la sua ordinazione. Un bel po’ di merce: oltre mezzo vitello di pregiata carne chianina, il cui costo ammonta a 5.670 euro, più duecento euro che servono per la spedizione, per un totale di quasi seimila euro. Il fattorino della macelleria, come da accordi presi, parte dalla provincia di Arezzo diretto nella Capitale. Giunto all’esterno della villa dell’Eur dove risiedeva l’anziana, in viale Egeo, deve avere pensato, vista anche la grandezza dell’edificio e considerata l’importanza dell’ordine di merce richiesto, che la signora fosse una persona molto ricca. Per questo motivo, non ha avuto grossi dubbi quando Marina gli ha detto che non poteva pagare la consegna, per via di alcuni problemi che, nel frattempo, erano sopraggiunti.



LO STRATAGEMMA

«Devo assolutamente andare in ospedale», si è giustificata l’anziana signora. «Mio genero e mio nipote hanno avuto un grave incidente stradale», ha poi spiegato. «A ogni modo stia tranquillo - ha aggiunto - entro pochi minuti arriverà mia nipote. Può lasciare la merce a lei». Peccato, però che la ragazzina non avesse con sé i soldi per pagare. Ma anche lì è arrivata la nuova promessa: «Stia tranquillo, pagherò io tra pochi giorni», ha garantito l’anziana truffatrice. Quindi il fattorino, tratto in inganno, alla fine ha acconsentito alle sue richieste, lasciando nella cucina della villa tutta la carne ordinata.



LA CONSEGNA

Terminata la consegna, il ragazzo è tornato ad Arezzo nella sua macelleria, contento di avere venduto così tanto e in una sola consegna. Una felicità che, però, è presto svanita. I due giorni di attesa, infatti, sono diventati settimane, poi mesi e addirittura anni. E per tutto il periodo la donna, raggiunta telefonicamente dall’azienda alimentare, ha trovato una scusa dopo l’altra per evitare di saldare. A un certo punto, però, il macellaio ha perso la pazienza e ha deciso di rivolgersi alle forze dell’ordine e di sporgere denuncia. Adesso Marina D.P., rinviata a giudizio perché accusata di truffa dal sostituto procuratore Francesca Loy, sta affrontando il processo. Anche se, visto che il reato è stato commesso cinque anni fa e le udienze stanno andando a rilento - il prossimo appuntamento è infatti stato fissato a ottobre - c’è il rischio di una prossima prescrizione del reato. Con buona pace dell’onesto macellaio.

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