San Pietro, agenti travestiti da sacerdoti
«Così difendiamo il Vaticano»

San Pietro, agenti travestiti da sacerdoti «Così difendiamo il Vaticano»
di Camilla Mozzetti
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Martedì 13 Gennaio 2015, 05:44 - Ultimo aggiornamento: 09:48
«Gli agenti in borghese sono tanti, ci sono anche quelli travestiti da sacerdote». Daniela tira un sospiro di sollievo guardando dalla vetrina che affaccia su via di Porta Angelica. A rassicurarla, dietro il bancone di un negozio di oggetti sacri, l'immagine che sotto quelle tuniche nere a passeggio davanti alle mura vaticane si nascondano agenti ben addestrati, pronti a vigilare e a dare l'allarme. Molti dei negozianti sullo stradone pedonale che porta a piazza San Pietro lo ripetono, quasi a volersi rassicurare: «In borghese, sono in borghese, ormai li conosciamo» dice Alberto, gestore di un bar sulla via. Entrando su via della Conciliazione da un primo sguardo sembra che nulla sia cambiato dopo l'allerta terrorismo. I turisti sono a passeggio, scattano foto, gli ambulanti continuano a propinare le famose asticelle per i “selfie”. Qualche senza tetto inizia a prepararsi ad affrontare la notte. Coperte e materassi di fortuna ai piedi della sala stampa Vaticana. Le stradine di Borgo Pio non sono blindate come succede al ghetto. Non ancora.

GLI ANZIANI

A pochi metri dal colonnato del Bernini, in via della Conciliazione, tra i commercianti di oggetti sacri la psicosi attentati si dissolve dietro le rassicurazioni dei più anziani, di chi è abituato ai controlli ferrei a ridosso della basilica di San Pietro, scattati già dal 2001, dopo l'atto di guerra agli Usa con l'attacco alle Torri Gemelli. «Ci sono anche molti agenti in borghese, non si vedono, ma ci sono ve lo assicuro» dice Corrada Cretto, commerciante di oggetti sacri. Altri negozianti a Borgo Pio sembrano assuefatti all'idea fatalista che nessun attacco si possa sventare. Perché gli attentati a Parigi hanno mostrato il volto peggiore di una forma di terrorismo sempre più difficile da individuare: non risponde a una catena di comando centralizzata, è animata cellule dormienti. «La paura c'è – dice Pino C., barista in via della Conciliazione – facciamo attenzione a tutto, a chi siede ai tavoli, cosa consuma, alle borse dei clienti, a quelle che magari qualcuno lascia distrattamente sulla sedia». Come sabato, quando un turista ha dimenticato una busta. «L'ho presa – conclude il cameriere – e l'ho portata sul marciapiede, per fortuna dentro c'era solo un golf».



LA RONDA

«Viviamo ogni giorno con la consapevolezza che potrebbe esserci un attentato» dice Vanda Mosca, titolare di un negozio storico a Borgo Pio. Tuttavia, molti commercianti denunciano anche un diffuso senso d'insicurezza. Bianca è seduta di fronte al minimarket che gestisce da quasi vent'anni: «Inutile mettere i controlli con il metal detector solo sul colonnato di piazza San Pietro riservati ai visitatori della Basilica - dice - i maggiori controlli dovrebbero scattare quando si accede alla piazza, tutta la circonferenza dovrebbe essere posta sotto vigilanza». Ieri pomeriggio a fare la ronda in una piazza addobbata ancora con il presepe e l'albero di Natale illuminato, c'erano sei poliziotti in divisa più un paio di agenti della Gendarmeria. Anna Molinari, tappezziera da oltre vent'anni, chiama in causa il destino: «Se è scritto, non c'è nulla da fare. Certo, il presidio della zona potrebbe essere intensificato». Preoccupati anche i residenti. «I miei figli frequentano la scuola Pio IX, in via dei Cavalieri del S. Sepolcro – afferma Maria Rosa Pelliccia – e dopo gli attentati a Parigi sto pensando di fargli cambiare scuola».