Roma, sottoufficiale di Marina uccide per sbaglio il ragazzo della figlia a Ladispoli

Roma, sottoufficiale di Marina uccide per sbaglio il ragazzo della figlia a Ladispoli
di Emanuele Rossi
2 Minuti di Lettura
Martedì 19 Maggio 2015, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 08:00
IL CASO

Sognava di fare il carabiniere. Aveva 20 anni ed è stato ucciso a Ladispoli con un colpo di pistola dal papà della sua ragazza, un luogotenente della Marina militare che prestava servizio a Roma. La vittima è Marco Vannini, di Cerveteri, il padre della fidanzata è Antonio Ciontoli di 48 anni, ora in stato di fermo: si dovrà difendere dall'accusa di omicidio colposo. Ma è un giallo ancora tutto da chiarire quanto è accaduto nella villetta di via Alcide De Gasperi. Forse quel colpo è partito accidentalmente dalla pistola, una calibro nove di tipo corto che Ciontoli, a quanto pare con regolare porto d'armi, stava pulendo nel salone.



LA DINAMICA

Ed il proiettile si è conficcato nella spalla sinistra del giovane nella villetta insieme a Martina, la sua fidanzata, perché i due si amavano e il cerveterano, attualmente bagnino in uno stabilimento di Ladispoli, avrebbe passato la notte con lei, come tante altre volte. Nella casa era presente anche la moglie del militare. Da quanto trapela subito dopo lo sparo, avvenuto attorno alle 23.30 di domenica, sarebbe partito il primo allarme al 118 dalla casa di via De Gasperi. Chiamata invece poi misteriosamente annullata. Infine una nuova richiesta di aiuto al 118 un'ora dopo circa, ed il viaggio disperato di Marco verso l'ospedale, in eliambulanza.

Le sue condizioni però si sarebbero aggravate in volo e l'eliambulanza avrebbe deciso di tornare indietro, nel posto di primo soccorso di Ladispoli, affinchè i sanitari praticassero un massaggio cardiaco per rianimarlo. Inutile però: il 20enne è spirato ed il corpo senza vita trattenuto al pit fino alle 15.30 di ieri pomeriggio. Tutto ora è al vaglio della procura di Civitavecchia, comprese le registrazioni telefoniche del 118. La salma è all'obitorio dell'ospedale Sant'Andrea dove il medico legale effettuerà in giornata l'autopsia per stabilire le cause del decesso.



L'INCHIESTA

L'indagine è affidata alla pm Alessandra D'Amore che, sui riscontri dei carabinieri di Ladispoli e Civitavecchia, dovrà intanto accertare perché la calibro nove abbia esploso il colpo e poi ricostruire la dinamica esatta nei tempi sui soccorso, soprattutto capire cosa sia realmente accaduto in quell'ora, dalle 23.30 fino a mezzanotte e mezza circa. «Perché la pistola del papà della fidanzata di Marco ha sparato?». Eppoi ancora: «Cosa è accaduto in quella casa subito dopo il colpo esploso?». «Se i soccorsi fossero stati tempestivamente allertati Marco avrebbe avuto salva la vita?». Domande assillanti alle quali i familiari di Marco Vannini, ieri chiusi in un profondo dolore nella loro abitazione a Cerveteri, vorrebbero delle risposte. Ieri intanto il militare è stato interrogato fino a tarda sera dalla Procura. Così come la moglie e la figlia sconvolte per quanto accaduto. I vicini di casa non si sono accorti di nulla nel quartiere "Caere Vetus", un'area periferica della città. «Noi abbiamo visto l'ambulanza ma pensavamo che qualcuno avesse avvertito un malore» racconta un anziano residente. «Nessuno sparo, abbiamo solo visto i carabinieri passare» interviene un'altra signora che vive nei paraggi.