Anche il Dalai Lama deve fare i conti con una minoranza che lo accusa di violare i diritti umani. Sono i buddisti della comunità Shugden, un gruppo che contesta la massima autorità tibetana per le sue scelte teologiche e politiche.
Gli attivisti del movimento si sono radunati a Roma per manifestare contro il premio Nobel per la pace, in questi giorni ospite della capitale. Lo chiamano “the worst dictator in the world”, il peggior dittatore del mondo. Ieri a piazza Mancini c'erano un centinaio di persone provenienti da tutto il mondo, alcuni anche dal Tibet. Per un tempo che agli abitanti della zona è sembrato interminabile, hanno incessantemente ripetuto in inglese lo slogan “Falso Dalai Lama basta bugie”, accompagnati dal ritmo dei tamburi. Schierati davanti al parcheggio degli autobus, gridavano in direzione del liceo artistico di viale Pinturicchio, come se il leader buddista fosse lì dentro, quando invece a quell'ora si trovava in un albergo di Piazza della Repubblica. “È l'unico posto dove ci hanno permesso di manifestare” spiegano gli organizzatori. “Ci hanno detto che non potevamo avvicinarci di più per motivi di sicurezza, ma noi siamo non violenti”.
All'origine del dissidio c'è una diversa visione teologica riguardo alla divinità tibetana Shugden, che il Dalai Lama ha rinnegato nel 1975 indicandolo come uno “spirito feroce” e sconsigliando ai fedeli di pregarlo e di propiziarlo.
I manifestanti annunciano una nuova manifestazione per oggi, questa volta a piazza Santi Apostoli.