Baby squillo ai Parioli, gli atti al tribunale
sms al setaccio: «Portami altre amiche»

Baby squillo ai Parioli, gli atti al tribunale sms al setaccio: «Portami altre amiche»
di Adelaide Pierucci e Paola Vuolo
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Sabato 2 Novembre 2013, 09:21 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 20:37

Le liceali avrebbero dovuto portare nell’alcova ai Parioli altre amiche, minorenni come loro. L’indagine dei carabinieri sul giro delle baby squillo dovr chiarire anche questo nuovo aspetto. In un messaggio telefonico intercettato dagli investigatori, Nunzio Pizzacalla, il militare dell’Aquila arrestato nell’operazione «Ninfa» insieme ad altre 4 persone, scrive ad una delle due minorenni: «Mi ha chiamato il signore di oggi, gli hai dato buca, lo sto facendo uscire con un’altra ragazza, c’è rimasto male». In un secondo messaggio dice: «Fammi sapere per la ragazza, perché quando vengo a Roma voglio divertirmi, posso anche farla lavorare con te».

LE AMICHE

Secondo gli inquirenti Pizzacalla era alla ricerca di altre ragazze e voleva farsi aiutare dalla studentessa. I carabinieri hanno trasmesso gli atti al Tribunale dei minori che valuterà la posizione delle minori, soprattutto quella della quindicenne che avrebbe «trascinato» la sedicenne nel giro. I carabinieri di via In Selci stanno controllando i tabulati dei telefonini degli arrestati, il sospetto è che altre ragazzine siano andate nell’appartamento ai Parioli. Ma l’attenzione dei carabinieri di via In Selci, è focalizzata anche sui clienti, su disposizione della Procura, ne hanno rintracciati e interrogati a decine, 10 sono stati indagati. E alcuni rischiano il carcere. Le loro dichiarazioni verranno raffrontate con tabulati e intercettazioni, questo per accertare se i clienti che pagavano centinaia di euro per incontrare le studentesse nell’appartamento di viale Parioli abbiano, oltre ad alimentare il giro di prostituzione minorile, anche segnalato le liceali agli amici. In questo caso avrebbero commesso anche il reato di istigazione e sfruttamento della prostituzione minorile.

A metà ottobre sotto l’appartamento ai Parioli, ora sequestrato, c’era ancora un via vai dei clienti. I carabinieri, in cerca di riscontri, annotano targhe, e seguono in particolare i movimenti di Mirko Ieni, 38 anni, anche lui arrestato, che in una telefonata, riferendosi alle ragazzine dice: «Se non le sfrutto così non le sfrutto più, capisci? Prendo casa, così neanche vado a pigliarle quando escono da scuola». Il 10 ottobre è una giornata chiave per i riscontri del caso baby lucciole. Gli investigatori che controllano l’appartamento ai Parioli vedono arrivare un taxi, scende una delle due minori, dal palazzo esce Mirko Ieni che paga, e rientra con la studentessa nel portone. «Dove poco prima», scriverà poi il gip Maddalena Cipriani, «gli operanti avevano notato entrare un uomo che dopo aver parcheggiato su viale Parioli la propria Fiat Panda e dopo essersi intrattenuto in auto a fare talune telefonate era entrato al civico oggetto del controllo». L'uomo, un cliente poi identificato, aveva chiamato la studentessa al cellulare per prendere accordi sulle tariffe, dai 150, ai 300 euro. «Bisogna dire stop al silenzio - sostiene l’avvocato di Differenza Donna, Cristina Cerrato - il reato e l'abuso della prostituzione minorile va denunciato».

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