Roma, il padre è disperso in guerra nel 1942, gli negano l'accesso al conto corrente: «Risulta vivo»

Roma, il padre è disperso in guerra nel 1942, gli negano l'accesso al conto corrente: «Risulta vivo»
di Alessandro Tittozzi
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Sabato 21 Novembre 2015, 10:02 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 08:40
Muore un'impiegata della Banca d'Italia che fu assunta come vedova di guerra, ma al figlio non fanno chiudere il conto corrente perché il papà risulta ancora vivo. «Che devo fare? Andare a cercare mio padre disperso in Russia nel 1942?» dice Rodolfo, 72enne del Portuense che vorrebbe accedere al conto corrente della mamma, morta il 7 agosto scorso.



L'assurda storia burocratica inizia due mesi fa, quando l'uomo va nella sede centrale di Bankitalia per chiudere il conto della madre scomparsa e ritirare il tesoretto di una vita. Lì l'amara scoperta: la signora deceduta risultava ancora coniugata con il vivente Fausto Cherubini, suo padre, in realtà disperso in Russia nel dicembre 1942. Il fatto grottesco è che la signora Angela Pergili fu assunta a Palazzo Koch proprio come vedova di guerra. Oggi, però, il povero Fausto Cherubini riappare nell'anagrafe del Campidoglio come marito ancora in vita della defunta vedova di guerra. A nulla sono serviti i tentativi di Rodolfo di avere dal Comune il certificato di morte del padre: Fausto Cherubini per l'anagrafe non solo non è morto, ma è lui a risultare vedovo della donna deceduta. Insomma, nelle carte comunali, per un errore sfuggito a chissà chi, moglie e marito si sono invertiti le parti. Un groviglio burocratico che ha creato enormi difficoltà alla banca che, insieme a Rodolfo, cercava di trovare il bandolo della matassa.



BATTAGLIA LEGALE

Eppure il documento che attesta la morte del militare esisteva, firmato dal comandante Pio Storti del Ministero della guerra nel '42. Un vecchio pezzo di carta che servì in passato alla vedova per farsi riconoscere il diritto alla pensione destinata ai caduti in guerra: un assegno mensile di 300 lire assegnato alla signora Pergili da luglio '43. Quel documento, oggi, sembra non bastare più. Rodolfo, tramite il suo legale, vuole dare battaglia per avere quello che la sua famiglia in tanti anni ha messo da parte. «Il mio assistito è invalido al 100 % - dice l'avvocato Marco Tintami - e quei soldi gli servono per la vecchiaia». Ma Bankitalia fa sapere che senza una dichiarazione di successione, da estendersi anche al decesso del fratello (che era contitolare dei risparmi con la madre), come prevede la legge non sarà possibile sbloccare la situazione e liquidare il conto corrente.



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