Le buone intenzioni c'erano tutte, ma qualche vizio di forma potrebbe pregiudicare quell'intervento che doveva rivoluzionare il sistema mare a Roma. Il faldone è sulla scrivania del pm Francesca Passaniti che d'ufficio, dopo i ripetuti esposti, ha fatto scattare gli accertamenti del caso. Il pubblico ministero vuole andare fino in fondo e chiede trasparenza amministrativa. Proprio quest'ultima è al centro delle indagini. Si dovranno accertare le modalità con cui si è agito. Agli atti, infatti, mancherebbero alla pubblicazione le determinazioni dirigenziali che autorizzavano il procedimento.
GLI ACCERTAMENTI
Il filone dell'inchiesta parte dai primi varchi a mare, quelli dello scorso anno, ai lati del Pontile. Un lavoro per il quale il Comune di Roma ha investito 36mila euro, ma che non risulterebbe conforme alla normativa europea. Eppure, per poter essere aperti al transito, i due varchi in prossimità degli stabilimenti Battistini e Elmi dovrebbero aver superato la prova collaudo, nonostante la mancanza dei requisiti previsti dal Pua. Non solo. Il corridoio, oltre a non rispettare i limiti di larghezza necessari al passeggio, non è fruibile dalle persone con disabilità. Quello che era stata salutato dall'ex presidente Tassone, prima dell'arresto di Mafia Capitale, come un diritto che doveva essere garantito alla cittadinanza, potrà rivelarsi un pasticcio su cui la giunta Marino potrebbe inciampare.
La Procura vuole vederci chiaro anche nei documenti relativi alle “ruspe della legalità”. Quelle che il Comune portò prima alla Rotonda per inaugurare, all'inizio di questa stagione balneare, la seconda fase delle brecce nel lungomare. Neanche il tentativo dell'amministrazione di appellarsi all'ordinanza del 1990 della Capitaneria di Porto potrebbe salvare la poltrona a qualche dirigente.
LE OPERAZIONI
In quella direttiva, infatti, sono previste ben 12 aperture che non sono state mai effettuate: altre potenziali inadempienze da accertare. Restano anche dei punti oscuri. Poco prima del commissariamento per mafia da parte del Ministero dell'Interno, nel X Municipio ci fu una riunione a porte chiuse tra l'amministrazione e alcuni gestori di stabilimenti. L'intenzione del Campidoglio era quella di spingere il piede sull'acceleratore per affermare il diritto al mare libero. Tra gli interlocutori c'erano i rappresentanti dell'Arca, la spiaggia legata al Vicariato, che aveva più volte lamentato la mancanza di fondi da investire per il corridoio a mare. Il municipio aveva promesso di provvedere con soldi propri purché il varco fosse aperto.
Ad oggi, c'è solo un cartello che indica che presto sarà realizzato. È datato 29 aprile. Tra gli altri rimanenti all'altezza degli stabilimenti Vela, Vecchia Pineta e Cotral, i varchi sono passaggi all'interno delle stesse strutture. Buchi neri e vuoti che pesano e sui cui dovranno far luce gli agenti della polizia municipale di Ostia, a cui la Procura ha affidato le indagini. Al termine, il dossier finirà nelle mani della magistratura.
GLI INTERVENTI
La linea dura è stata promessa anche dalla Regione Lazio, che sulla questione demanio non tollera leggerezze. In una nota di due giorni fa, l'area Economia del Mare della Pisana ha trasmesso proprio alla Procura una comunicazione dove si ribadisce l'intenzione di vigilare sulla regolarità dei varchi. Un braccio di ferro tra Comune e Regione che potrebbe spostarsi dal piano amministrativo a quello politico. E ad alimentarlo spunta un altro piccolo giallo.
Gli uffici regionali avrebbero escluso Roma dai fondi destinati ai Comuni marittimi. I finanziamenti della prima tranche dovevano servire al ripristino dell'accessibilità turistica, ma sono stati stornati. Una vicenda, quella dei varchi, dove i colpi di scena si sono alternati per tutta l'estate: dalle proteste dei balneari al ricorso al Tar, vinto poi dall'amministrazione comunale.
Anche se sulla carta, mancano ancora due settimane alla chiusura della stagione, in pratica a Ostia l'estate è già finita. La strategia dei varchi, secondo molti, si è rivelata poco efficace: «nessuna indicazione per i turisti e passaggi scarsamente fruibili». A mancare è stata proprio quella sicurezza e quella pulizia che la stessa amministrazione si era impegnata a garantire. E se questa percorsa è la strada della legalità, adesso sarà la magistratura a doverlo stabilire.
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