Le rubano l'Ipad: «Con 150 euro torna suo». Frate arrestato per estorsione

Le rubano l'Ipad: «Con 150 euro torna suo». Frate arrestato per estorsione
di Adelaide Pierucci
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Giovedì 13 Marzo 2014, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 16:09
Sull'altare predica da anni la carit, proprio davanti alla teca di Santa Caterina da Siena, simbolo di rigore morale e di altruismo, patrona d'Italia e delle crocerossine. Ma quando si è trovato di fronte alla scelta di restituire un Ipad rubato alla legittima propretaria, il vicario della basilica di Santa Maria Sopra Minerva, nel cuore di Roma, non ha avuto dubbi: ha chiesto centocinquanta euro. E così è finito in manette per estorsione. Quel gesto, a detta di padre Andrea Perrotti compiuto «in buona fede», non è stato interpretato in chiave altrettanto teologica dai carabinieri giunti nella basilica, per conto della vittima, coi soldi fotocopiati e pronti a far scattare le manette. Convinto delle sue buone ragioni, il religioso ha provato a spiegare: «Io questo Ipad l'ho comprato a un mercatino all'Ostiense e l'ho pagato 150 euro. Rivoglio la stessa somma. Comunque sto facendo un favore alla proprietaria, no?».



Ma il carabiniere che si era finto amico della proprietaria del tablet, lo ha portato via in stato di arresto. L’alloggio di padre Andrea, presso la Casa dei frati domenicani, accanto alla Basilica, è stato messo sotto sequestro su ordine della procura di Roma. In quell’appartamento, a un passo dal Pantheon, i miliari hanno scoperto, con grande stupore, centinaia di oggetti di telefonia e informatica di dubbia provenienza. Così, nel tragitto tra la basilica e la caserma, i carabinieri hanno spiegato al frate che purtroppo quello che riteneva un favore era piuttosto un reato, un'estorsione.



IN TRIBUNALE

La versione del vicario della Basilica di Santa Maria Sopra Minerva non ha convinto neanche il magistrato che ieri ha convalidato l'arresto in flagranza del religioso. Il giudice Tiziana Gualtieri ha comunque respinto la misura cautelare ai domiciliari chiesta dal pm onorario Olivia Mandolesi, visto lo stato di «incensuratezza dell'arrestato». «Perché non ho consegnato l'Ipad nella caserma più vicina appena si è accorto che era rubato invece di chiedere i soldi alla vittima che un mese fa, come poi le ha poi spiegato, era stata derubata del tablet da un’auto parcheggiata?», ha chiesto il pm. «Perché non volevo cacciarmi in una bega più grande», ha risposto di tutto punto il religioso.

Era stato proprio padre Andrea, domenica scorsa, a mettersi in contatto con la ragazza, senza però rivelarle di essere un frate domenicano. «Ho comprato un Ipad a un mercatino, ritengo che sia tuo. Guardi, sono disposto a restituirlo, ma rivorrei i soldi spesi, 150 euro. Può accreditarmele sulla postapay». Insospettita, la studentessa napoletana, che in quel momento si trovava in Francia, ha chiamato i carabinieri. Padre Andrea è tornato libero ma resta indagato per estorsione e per ricettazione. Gli inquirenti non escludono che nel suo alloggio, dove teneva accatastati centinaia di telefonini, macchine fotografiche e telecamere, ci siano altri oggetti provento di furto. Il difensore del frate, Riccardo Chilosi, in aula ha tentato di ridimensionare il caso: «È tutto un gigantesco equivoco. Il sacerdote voleva solo restituire l'Ipad. E quei telefonini non sono altro che vecchi esemplari che colleziona. Andare per mercatini mica è reato».
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