L’Asl ha spiegato che la famiglia ha presentato solo un esposto e non una denuncia. Perché? «Sono vicende davanti alle quali si rimane scioccati, non abbiamo ancora fatto neanche una quantificazione dei danni, anche perché il quantum diventa difficile da quantificare». Quel che interessa l’avvocato ora è anche tutelare la privacy della donna. «Forse - dice - sarebbe stata necessaria una maggior tutela, una maggior privacy, perché si rischia di creare una psicosi collettiva generalizzata». Il legale Ambrosini racconta come la coppia è venuta a sapere della presunta incompatibilità genetica: «A febbraio avevano eseguito una villocentesi al S. Anna di Roma nella quale era stato rilevato che non c'era materiale genetico nè del padre nè della madre».
GLI ACCERTAMENTI
Erano in attesa degli accertamenti del Pertini perché «ci sembrava una problematica talmente piena di aspetti sia giuridici, sia sociali, sia psicologici che etici che non si poteva non rendere partecipe la struttura. Non abbiamo presentato denuncia, ma cercavamo di avere il massimo di privacy e di riservatezza». Il genetista Giuseppe Novelli, membro della commissione d’inchiesta della Regione Lazio, ha ipotizzato uno scambio di referti e non di provette. «Per un’ipotesi del genere - aggiunge il legale - c'è bisogno che il professor Novelli chieda al S. Anna l'autorizzazione ad aprire le pratiche tutte le coppie che hanno fatto la villocentesi quel giorno». La condizione della mamma resta tragica. «C'è una povera donna che si trova con due bambini sani. Cosa deve fare? Non è solo un utero in affitto - ha concluso - ma coartatamente in affitto».
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