IL FATTO
Il plico è arrivato nella sede dell'ambasciata che si trova nel cuore del centro storico della capitale con la posta del pomeriggio, poco dopo le 14. Una busta gialla di quelle che si usano per le raccomandate. L'impiegata smista la posta, prende la busta e la apre e la fiamma si sprigiona all'istante. «Ho visto la fiammata e ho subito pensato a una bomba, ho gettato via la busta e sono scappata, è una fortuna che le scintille non mi abbiano ferito gli occhi o le mani».
LE INDAGINI
Sull'attentato all'ambasciata di Francia indagano gli agenti della Digos guidati da Mauro Fabozzi, l'inchiesta è coordinata dal pool antiterrorismo guidato dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Per ora nessuno ha ancora rivendicato l'attacco, gli inquirenti stanno cercando di capire da dove è stata spedita la busta esplosiva. Le modalità dell'attentato fanno ritenere agli inquirenti che dietro potrebbero esserci gli anarchici.
A Roma, nel 2010 dei pacchi bomba vennero recapitati alle ambasciate di Cile e Svizzera, la firma era quella della Federazione Anarchica Informale. I due ordigni erano esplosi a distanza ravvicinata. Poco dopo un altro pacco bomba arrivò nell'ambasciata greca, il pacco non esplose, la rivendicazione diceva: «Abbiamo deciso di far sentire di nuovo la nostra voce con le parole e con i fatti. Distruggiamo il sistema di dominio. Viva la Fai, viva l'Anarchia. Federazione Anarchica Informale cellula rivoluzionaria Lambros Fountas», si leggeva in una parte del testo. Il legame con la Grecia era chiaro: Lambros Fountas è un anarchico greco ucciso ad Atene durante uno scontro a fuoco con la polizia.
Gli inquirenti non escludono che in Francia ci sia un processo che ha come imputati personaggi che appartengono a gruppi anarchici, è solo un ipotesi investigativa, ma ci sono già contatti con le autorità francesi. Un'altra pista che gli agenti della Digos non escludono è quella della fronda estremista e violenta dei no Tav.
L'ORDIGNO
Sono per ora ipotesi che non hanno un vero riscontro, gli artificieri della polizia hanno prelevato la polvere sulla busta per analizzarlo. Da un primo esame risulta che si tratta di un ordigno artigianale, la quantità dell'esplodente era davvero minima, questo significa che chi ha confezionato il plico non voleva costruire una bomba potente e aveva calcolato che gli effetti sarebbero stati minimi. Gli esperti della scientifica stanno esaminando i filmati girati dalle telecamere, è possibile che soprattutto la videosorveglianza esterna abbia catturato nei giorni scorsi immagini utili alle indagini.