Ecco la badante elettronica che aiuta nonna Lea

Lea Mina Ralli
di Rffaella Troili
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Martedì 6 Maggio 2014, 16:06 - Ultimo aggiornamento: 8 Maggio, 16:52
Se Nonna Lea ha la pressione alta lo sanno fino a Stoccolma. Se ancora non si alzata dal letto, anche a Malaga arriva il segnale. A vederla sbucare come un furetto da dietro un computer più grande di lei, non sembra possa aver bisogno d’aiuto. Invece ha 94 anni, gli acciacchi, le foto dei nipoti, la lettera del Papa, le medicine, il bastone, i ricordi di una vita e anche lei come i suoi coetanei ripete orgogliosa: «Da casa mia non me ne vado, non voglio pesare sui miei figli». Comunque, il badante è nell’angolo, i sensori in tutta casa. Nonna Lea non è più sola, tra faccende e mail. Da qualche mese a vegliare sulle sue abitudini c’è Mister Robin come ha ribattezzato il robot che monitora il suo stato di salute, pronto a intervenire, avvertendo familiari e medici.

Un salvavita che «mi fa sentire più protetta», spiega nella sua abitazione a Piramide, dalla vista spettacolare su Roma.



ORGOGLIO

«Sono anche orgogliosa di continuare a dare un contributo alla società. Credo che questo robot possa permettere alle persone sole e malate d’essere seguite». Non è un caso che abbiano scelto Lea Mina Ralli, per collaudare il robot, frutto di un progetto della commissione Europea: è vispa, attenta ad annotare defaillance e criticità, ha un computer cui collegare Mister Robin, il cui nome ufficiale è GiraffPlus, realizzato nell'ambito di un progetto finanziato con 3 milioni dalla Commissione Ue, coordinato dall'Università di Orebro in Svezia, con la collaborazione dell'Istituto di Scienza e Tecnologie dell'Informazione e dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione, del Cnr. Così Nonna Lea è una dei pochi anziani, l’unica in Italia, gli altri a Malaga e Lisbona, per ora non più di sei, chiamati a testare il robot. «Cercavano una signora con la testa a posto. Sono io che sto aiutando, lo sto collaudando e do una mano ai progettisti nel metterlo a punto», precisa.

«Averlo in casa mi fa stare più tranquilla, so che se cado, o succede qualcosa lui arriva subito e cerca aiuto». Nonna Lea non sta mai con le mani in mano. Vedova, quattro figli, 76 libri all’attivo, sforna testi e poesie da una vita, ha un blog e vari siti su cui dice la sua. «Con Internet sono libera, pubblico, stampo, faccio tutto da sola». Aveva 75 anni quando è morto il marito. Si è iscritta all’università della Terza Età, l’ ha fondato il giornale Senza tempo, si è diplomata in informatica, giornalismo, psicologia. E’ ancora un vulcano, la sera crolla senza pasticchetta, dopo le faccende si attacca al computer. I sensori sono ovunque, in salone, in camera da letto, in cucina, sul video del robot, Lea dialoga con Andrea Orlandini, ricercatore del Cnr, oppure con i medici della Asl. «Come va oggi? Non ci lamentiamo».



LE PASTICCHE

Nonna Lea prende le pasticche per la pressione, se sgarra come ha fatto a Natale, Mister Robin lo avverte, i medici intervengono. Traffica in cucina, siede a vedere la tv, nella sua casetta piena di libri, foto e ricordi ora c’è anche uno strano macchinario azzurro. «Io passo il tempo a scrivere al computer», Non chatta, «non mi piace mettermi in vetrina». Il suo grande - buon - fratello ce l’ha in casa.
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