Baby squillo dal pm: «Vi racconto chi erano i miei clienti». Ora si indaga su altro caso sospetto in una scuola

Baby squillo dal pm: «Vi racconto chi erano i miei clienti». Ora si indaga su altro caso sospetto in una scuola
di Emanuele Rossi
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Domenica 18 Maggio 2014, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 08:59
S, lo conosco. E anche quell’altro. Non ha avuto dubbi la minorenne sfogliando l’elenco dei presunti clienti. Entra nel vivo l’inchiesta sulle baby squillo di Ladispoli. È stata sentita dalla Procura di Roma la prima delle tre ragazzine sotto i riflettori. Proprio nel momento in cui spunta fuori un quarto caso sospetto sollevato dal preside dell’istituto scolastico “Corrado Melone”, una scuola media della cittadina. Intanto la giovane sentita a Roma è stata affidata a una comunità protetta subito dopo il colloquio con i giudici. E ciò potrebbe accadere - come del resto anticipato nei giorni scorsi dall’assessore comunale alle Politiche sociali, Roberto Ussia - anche per le altre due amiche. Tre finora le minorenni coinvolte nello scandalo: hanno dai 15 ai 16 anni.



I LUOGHI

C’è però la sensazione che possano emergere altri casi di ragazze che si sono vendute, magari solo sporadicamente, per pochi euro. Mentre una ventina sarebbero le persone inserite nella lista dei clienti abituali tra cui quattro o cinque adulti che solitamente fissavano uscite notturne con le baby prostitute agganciandole alle pagine-civetta del social net di Facebook o attraverso il passaparola. Dove? «Nel parcheggio della stazione ferroviaria - hanno confidato di recente diversi di compagni di scuola delle minorenni - ma anche nel bosco di Palo Laziale, sulle spiagge della costa nord di Ladispoli nei pressi di un rimessaggio e qualche volta nelle camere di un albergo in città».



LA RETE

Questi intanto i luoghi al vaglio degli investigatori che presto potrebbero interrogare i clienti delle ragazzine, i quali dovranno spiegare perché le incontravano e soprattutto confermare se in cambio di danaro, droga e ricariche telefoniche. Da lì si capirà anche se dietro tutto questo ci sia una rete di sfruttatori come nell’inchiesta dei Parioli a Roma, oppure se si tratta solo di un giro “spontaneo” quello delle ragazzine con alle spalle situazioni di disagio familiare. Nel frattempo le scuole, così come in passato i servizi sociali e le assistenti delle cooperative del settore, continuano a svolgere un ruolo molto attivo nella prevenzione del fenomeno della prostituzione minorile a Ladispoli.



LA LETTERA

«Poco tempo fa - conferma il dirigente scolastico della Corrado Melone, Riccardo Agresti - abbiamo scritto agli uffici delle politiche sociali e alle forze dell’ordine perché temevamo che una nostra studentessa di 14 anni potesse fare parte di una realtà pericolosa nel mondo extrascolastico. Bisogna ricordare che le giovani sono vittime di problemi più grandi di loro». E la segnalazione era stata verbalizzata dai docenti dell’istituto. «Purtroppo leggiamo molto spesso, e gli episodi di recente cronaca ne sono l’ennesima drammatica conferma - è riportato nella lettera - di abusi diversi su minori e temiamo che purtroppo nessuno scenario territoriale ne sia esente. Non vorremmo un domani, come insegnanti ed educatori, pentirci di non aver capito e segnalato tempestivamente un problema non lieve». Parole analoghe a quelle dei servizi sociali che lo scorso autunno avevano riscontrato in città un aumento di comportamenti ad alto rischio tra minori di età compresa tra i 13 e i 16 anni.
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