«È passata quasi una settimana tra il momento in cui è stata notificata l'emergenza (21 febbraio) e il giorno in cui è stata divulgata (27 febbraio), peraltro con modalità ed efficacia discutibili. I problemi di Marino con il Governo Renzi non possono e non devono offuscare le esigenze e la salute dei cittadini».
«Cinquemila cittadini senza salvaRoma. Persone e nuclei familiari ai quali nessuno ha detto che l'acqua che maneggiano è pericolosa. In Campidoglio giocano a fare la rivoluzione e sottovalutano il pericolo che corrono migliaia di uomini e donne del quadrante nord ovest della capitale, nella periferia più lontana della capitale». Così scrive sulla sua pagina Facebook Francesco Storace, vice presidente del Consiglio Regionale e capogruppo de La Destra verso AN, dopo l' ordinanza del sindaco Ignazio Marino che ha disposto il divieto di bere e utilizzare l'acqua degli acquedotti dell'Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l'Innovazione dell'Agricoltura (Arsial) in alcune zone della periferia nord (XIV e XV Municipio).
L'acqua è infatti inadatta all'uso umano secondo la Asl. Previsto un servizio di autobotti sul posto. «Vergogna sindaco, avete nascosto un'ordinanza che vieta dal 21 febbraio l'utilizzo dell'acqua inquinata dandone notizia solo sul sito del comune una settimana dopo - ha aggiunto Storace -. E se la stampa non l'avesse resa nota staremmo ancora ad aspettare notizie. Domani presenterò a Zingaretti una interrogazione per fare smuovere almeno l'Agenzia regionale protezione ambientale (Arpa) e prendere tutte le misure necessarie a tutelare la pubblica opinione in merito alla presenza di arsenico in sette acquedotti a Roma nord».
Della presenza di arsenico nell'acqua parlano anche i capigruppo di Forza Italia in Campidoglio e alla Regione, Giovanni Quarzo e Luca Gramazio. «Auspichiamo - dicono - un immediato intervento del Presidente Zingaretti, del sindaco Marino e dei Presidenti dei Municipi Torquati e Barletta, da una parte per divulgare il più presto possibile in maniera adeguata la reale situazione sanitaria e dall'altra a mettere in moto l'agenzia regionale Arsial per trovare una soluzione al problema».