Marino in pressing per vedere Renzi. Muro del Pd: deve lasciare

Ignazio marino
di Marco Conti
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Lunedì 26 Ottobre 2015, 07:51 - Ultimo aggiornamento: 16:28

«La democrazia non si esercita in stanze chiuse, ha sostenuto ieri da piazza del Campidoglio Ignazio Marino. Tranne quelle di Palazzo Chigi nelle quali il sindaco ha fatto arrivare una richiesta di incontro con Matteo Renzi. E così la telenovela delle dimissioni date, ma forse da revocare, è destinata a trascinarsi sino a giovedì quando il presidente del Consiglio tornerà dalla lunga missione in Sud America. Sostengono però i più stretti collaboratori del premier che difficilmente Renzi abbia voglia e tempo per parlare con il Marziano che ha incontrato nelle scorse settimane più volte, salvo poi trovarsi continuamente spiazzato dalle estrosità del sindaco che negli ultimi mesi è riuscito a bruciarsi i rapporti con gli assessori della prima ora - Improta in testa - con quelli della fase due e con la sua stessa segreteria sulla quale il sindaco ha scaricato la responsabilità degli scontrini giustificati in maniera più o meno surreale.

FAVORE

I cartelli contro Renzi, le bandiere di Rifondazione, i penultimatum dalla piazza del Campidoglio, ieri hanno fatto il resto.

Nulla cambia o scalfisce la posizione del Pd che continua a considerare «chiusa» l'esperienza da sindaco per Ignazio Marino. Il Pd affida la risposta alla manifestazione di piazza all'ex assessore e senatore Esposito che non può fare a meno di sottolineare come in piazza ci fossero «più cartelli contro Renzi che a favore di Marino».

«La manifestazione è stato un flop e non saranno poche centinaia di persone a farci cambiare idea», sostiene Michele Anzaldi che ricorda i sondaggi devastanti che riguardano il sindaco e il Pd romano. All'ottanta per cento di romani che hanno votato il Marziano e non lo rifarebbero, il Pd vorrebbe provare a costruire - grazie anche al Giubileo - una proposta diversa nei pochi mesi che mancano al voto.

In mezzo c'è però la voglia di Marino di trattare con lo stesso Pd una resa con l'onore delle armi e magari qualche futura prospettiva politica. «Se continua a prendere a testate il Pd non può pensare di non rimanerci sotto», sostiene l'ex assessore Esposito, uno degli ultimi interlocutori che Marino ha “bruciato” prima di rompere anche con il commissario del Pd romano Matteo Orfini.

Anche se al Nazareno lo ritengono un interlocutore poco affidabile, Marino continua a mantenersi nel vago anche con i suoi supporter proprio nella speranza che Renzi, al suo rientro, lo riceva e concordi un'uscita politica un po' più onorevole di una sfiducia in sala consiliare. Una prospettiva che, allo stato delle cose, sembra difficile da concretizzare. «Prima renda effettive le sue dimissioni e poi si discute anche di ciò che di buono ha fatto in due anni l'amministrazione-Marino», sostiene uno stretto collaboratore del premier.

ESPULSIONE

Al Nazareno non esistono piani ”B” rispetto alle dimissioni del sindaco e alla nomina di un commissario che si occupi di Roma e affianchi il prefetto Gabrielli nella gestione del Giubileo. Marino sembra però pronto ad andare sino in fondo e, contando sulla scarsa voglia di molti consiglieri di andare a casa, pensa di poter evitare la mozione di sfiducia che il Pd dovrebbe votare con le opposizioni. Anche se ieri in una nota il Pd ha negato, resta il fatto che se Marino dovesse ritirare le dimissioni e chiedere il voto di fiducia, il Pd sarebbe costretto a espellere il sindaco dal partito anche per evitare ciò che ieri il democrat Stefano Pedica ha denunciato come rischio. Ovvero che, regolamento del Pd alla mano, siano «automaticamente espulsi i consiglieri del Pd che sfiduciano il sindaco del proprio partito».