Non meno eccezionale, d'altronde, il fatto che Rieti ricordi con solennità la liberazione dai nazifascisti: con Cicchetti sindaco si era tornati con enfasi a ricordare il bombardamento del Borgo ma, sussurrano i maligni, forse perché le bombe che portarono morte e distruzione in città erano inglesi e non tedesche. Rieti ha avuto dunque il suo d-day, giusto il 6 giugno del 1944, a cui è sempre mancato il seguito, ossia il ricordo dell'ingresso degli alleati tra le macerie lasciate dai tedeschi.
Un buco nero che la giunta Petrangeli ha voluto colmare con un calendario ricchissimo di iniziative e con il contributo di storici locali e il prezioso lavoro dell'Archivio di Stato: domani alle 19,30 in piazza San Francesco si ricorda l'entrata a Rieti dei partigiani con la lettura di documenti e brani riguardanti la Resistenza locale. Alle 21,30 è prevista l'ostensione della statua di Sant'Antonio, chiesta dall'amministrazione comunale alla Pia Unione e da questa concessa come momento di preghiera di ringraziamento per la Liberazione, 70 anni fa, e affidamento per la città di oggi. Ad accogliere la statua sul sagrato della chiesa sarà la banda musicale di Lisciano, per l'esecuzione dell'inno nazionale e degli inni sacri.
Terminata la preghiera la statua farà il suo ritorno sull'altare maggiore di San Francesco. Solo a quel punto comincerà la festa in piazza con la Banda Popolare dell'Emilia Rossa.
Il 22 giugno, alle 21 al chiostro di San Francesco, ci sarà un'altra iniziativa sulla liberazione di taglio più storico: Tonino Cipolloni presenterà una serie di documenti inediti sui fatti del giugno 1944, quando lui e gli altri ragazzi di San Francesco erano solo dei «monelli di guerra».
E da stasera alle 18 via al giugno antoniano, con i colpi scuri, l'esposizione della Statua e la prima messa, alle 18,30, presieduta dal cappellano della Pia Unione don Roberto D'Ammando. Alle 21,15 ouverture musicale con i musicisti reatini Paolo Paniconi e Sandro Sacco.