Eclissi, il sole nero incanta l'Italia
E poi spunta la Superluna FOTO

Eclissi, il sole nero incanta l'Italia E poi spunta la Superluna FOTO
di Francesco Padoa
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Domenica 15 Marzo 2015, 15:21 - Ultimo aggiornamento: 24 Marzo, 14:14

L'eclissi di Sole ha mantenuto la promessa. Il cielo ha dato spettacolo, anche se in Italia il fenomeno è stato solo parziale, e con l'eclissi sono arrivati l'equinozio di primavera e la Superluna. Una combinazione unica, questa del 20 marzo 2015, che ha entusiasmato astronomi, appassionati del cielo e curiosi di tutte le età. L'ombra della Luna ha iniziato a coprire il disco del Sole alle 9,30 e l'eclissi ha raggiunto il culmine intorno alle 10,30. L'intera penisola è piombata in una leggera penombra e la copertura ha raggiunto il 70% nelle regioni settentrionali (anche se in alcune zone ci sono state nuvole guastafeste), il 60% al Centro e il 40% nel Sud.

E dopo l'eclissi, la Superluna. Oggi infatti la Luna nuova si trova alla distanza minima dalla Terra. «È questa la ragione per cui la appare un pò più grande, rispetto ad una normale Luna piena», osserva l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope e curatore del Planetario di Roma. Oggi non è stato necessario aspettare la sera per ammirare la Superluna: si è infatti annunciata già dal mattino, quando ha coperto il disco del Sole

nell'eclissi. «Vedere la Superluna è stato possibile proprio grazie all'eclissi», aggiunge Paolo Volpini, dell'Osservatorio di Piombino e dell'Unione Astrofili Italiani (Uai). «Durante l'eclissi, il disco lunare contro quello del Sole è apparso leggermente più grande».

Naso all’insù e occhi protetti, dunque, nella mattinata del Vecchio Continente. Grande è stata l'attesa per questa eclissi, uno di quei fenomeni naturali che lasciano con il fiato sospeso. Da sempre, nella storia dell'umanità, un'eclissi è un momento magico: una volta inspiegabile, oggi scientificamente comprensibile. Ma sempre magico sarà.

Una falce di sole, e non di Luna. Questo è stato il fenomeno astronomico che si è materializzato davanti ai nostri occhi rivolti all'insù. La Luna ha oscurato il Sole per qualche minuto e nel Nord dell’Europa l’eclissi del secolo, come qualcuno l’ha battezzata, è stata totale: nelle remote isole Svalbard (dove un uomo, talmente preso dal fenomento, non si è accorto che un orso bruno lo stava assalendo, ed è rimasto ferito) l'astro è scomparso del tutto per lunghissimi secondi.

La prossima eclissi con valori così elevati la potremo seguire soltanto nel 2026 e il buio totale sarà in Islanda. Ma per un'eclissi totale visibile in Italia bisognerà attendere il 2081.

EQUINOZIO DI PRIMAVERA Per la prima volta in 200 anni la primavera è stata salutata dal “Sole nero”. Il 20 marzo, giorno dell'equinozio, coincide infatti con la prima eclissi del 2015. Considerando un periodo di due secoli, «dal 1900 al 2100, è la prima volta che equinozio di primavera ed eclissi di Sole si verificano lo stesso giorno» spiega il fisico solare Mauro Messerotti, dell'Osservatorio Astronomico di Trieste dell'Istituto Nazionale di Astrofisica. Per un'altra coincidenza simile bisognerà aspettare 24 anni: «Nel 2039 - rileva Messerotti - l'eclissi di Sole saluterà l'inizio dell'estate perché si verificherà il 21 giugno, giorno del solstizio d'estate».

L'eclissi di venerdì 20 marzo è suggestiva anche perché nel calendario l'equinozio di primavera è il riferimento usato per calcolare la Pasqua, che «cade sempre la domenica successiva alla prima Luna piena che si verifica dopo l'equinozio di primavera» osserva ancora Masi. Questo evento astronomico dunque è centrale per organizzare il calendario che è basato su calcoli complicatissimi e sulle ricorrenze cristiane, fra le quali la Pasqua. L'equinozio di primavera quest'anno è previsto per le 23,45 (ora italiana) quando, nell'emisfero settentrionale, il Sole attraverserà da Sud verso Nord il piano dell'equatore celeste che è la proiezione in cielo dell'equatore terrestre. Se oscilla fra il 20 e il 21 marzo è "per colpa" degli anni bisestili.

LO STUDIO Grande mobilitazione per seguire lo spettacolo in compagnia di astrofili armati di telescopi e in completa sicurezza. Decine i Sun Party organizzati dall'Unione Astrofili Italiana (Uai), dalla Sicilia al Piemonte: la lista completa è sul sito web della rete astrofili. Studiare il motore che fa brillare la nostra stella e immortalare l'ombra che la Luna proietta sulla Terra: con questo obiettivo gli astronomi hanno puntato i telescopi sull'eclissi mentre una "flotta" di minisatelliti guardava il nostro pianeta a caccia dell'ombra della Luna.

L'eclissi è stata una occasione importante per studiare la parte più esterna dell'atmosfera del Sole, ossia la corona: «accade in un momento di massima attività del Sole, durante la quale la corona ha delle strutture simmetriche su tutta la sua circonferenza, come i pennacchi, che sono getti di plasma che si estendono nello spazio fino a 30 volte il raggio del Sole», osserva Messerotti.

Questa parte irrequieta del Sole è infatti difficile da osservare in condizioni normali perché ha una luminosità molto bassa. L'eclissi è stata perciò un'occasione preziosa per osservarla, con la Luna che ha fatto da schermo naturale.

E per il presidente della Società Astronomica Italiana, Roberto Buonanno, aggiunge: «E' davvero molto interessante studiare la corona solare perchè non è ancora chiaro come possa raggiungere temperature così elevate».

L'OSSERVAZIONE Tantissime le scuole di tutta Italia "scese in campo" per ammirare l'eclissi, organizzate con maschere da saldatore, occhialetti e, in alcuni casi, anche con telescopi. E se Gran Bretagna, Germania e Francia sono state penalizzate dalle nuvole, a Mosca l'eclissi ha fatto riempire di curiosi Gorki Park. Al Cairo le Piramidi hanno reso il Sole nero ancora più suggestivo. Ma lo spettacolo davvero unico c'è stato nell'Artico, dove le immagini del Sole nero sono state catturate dai ricercatori della base italiana "Dirigibile Italia", del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), nelle isole Svalbard.

Dallo spazio, poi, l'eclissi ha offerto un doppio spettacolo: quando la Luna si è intromessa parzialmente nel disco solare contemporaneamente ha allungato la sua ombra sul nostro pianeta. In prima fila nell'osservazione c'era il mini-osservatorio solare dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), il satellite Proba 2 (più piccolo di un metro cubo), che dalla sua orbita a 820 chilometri dalla Terra ha visto un'eclissi quasi totale per qualche decina di secondi. Nel frattempo, gli altri membri della famiglia dei minisatelliti Proba erano rivolti verso la Terra per catturare l'ombra lunare.

LE PRECAUZIONI «Era un evento da non perdere - osserva ancora Masi - anche perchè non è molto frequente. Per vedere poi anche dall'Italia la prossima eclisse, che comunque avrà una copertura inferiore a questa, bisognerà aspettare fino al 2022». Le altre eclissi parziali, che si sono viste negli ultimi anni del nostro Paese, sono quelle del gennaio 2011 e dell'agosto 1999. «Attenzione però - conclude Masi - un'eclissi del genere non può essere osservata a occhio nudo o con dei normali occhiali da sole. Bisogna dotarsi o di occhialini specifici, acquistabili a poco prezzo nei negozi di materiale astronomico, o guardarla attraverso la proiezione indiretta di un telescopio, dotato di appositi filtri. Diversamente si rischiano seri danni alla retina».

Ma non tutti sono stati attenti. Solo a Roma almeno 23 le persone che si sono rivolte al pronto soccorso dell'ospedale Oftalmico per disturbi agli occhi legati all'eclissi. Non ci sarebbe comunque nessun caso serio: molti avrebbero accusato un «annebbiamento visivo per esposizione al sole».

LA STORIA Un'eclissi solare particolarmente famosa fu quella che si verificò il 29 maggio 1919 in Africa, osservata da una spedizione di due gruppi di astronomi britannici. Un gruppo, guidato dall'astrofisico inglese Arthur Eddington, documentò l'evento scattando fotografie su 16 lastre, di cui, in seguito allo sviluppo, soltanto due si rivelarono utilizzabili. Misurando attentamente la posizione delle stelle vicine al disco solare eclissato (del gruppo delle Iadi) fu possibile rilevare uno spostamento medio di 1,6 secondi d'arco rispetto alla loro posizione normale, valore molto simile a quello previsto di 1,75 secondi d'arco.

Il fenomeno che giustificava tale spostamento era la deflessione della luce che attraversa un campo gravitazionale. Queste misure costituirono la prima conferma sperimentale (entro gli errori di misurazione) di uno degli effetti previsti dalla teoria della relatività generale pubblicata tre anni prima da Albert Einstein.

IL FUTURO In ogni caso è un appuntamento da non perdere perché le eclissi sono destinate a sparire: «La Terra - rileva Messerotti - per gli effetti della sua forza di gravità sta allontanando la Luna di tre centimetri all'anno fino a quando la perderemo». Per questo, fra 200.000 anni non ci saranno più eclissi totali ma solo anulari, perché il nostro satellite naturale sarà più lontano e coprirà solo la parte centrale del Sole, e fra un miliardo di anni non ce ne saranno più perché avremo perso la Luna.

GLI EFFETTI SULL'ENERGIA Per evitare squilibri nella produzione di energia durante l'eclissi di Sole, Terna aveva disposto il distacco per 24 ore di tutti gli impianti eolici e fotovoltaici da 100 o più kW. La

rete elettrica italiana «ha superato a pieni voti il test per le "smart grids" rappresentato dall'eclissi di sole», afferma Terna, che per l'Italia ha partecipato alla task force congiunta dei vari gestori di rete europei alla messa a punto della strategia che «si è rivelata lungimirante ed efficace», come ha rimarcato la stessa associazione dei Gestori di rete europei Entso_E.

Come era nelle previsioni di Entso_E, i Paesi maggiormente colpiti dall'eclissi sono stati la Germania e l'Italia, ricorda Terna spiegando che «nella fase iniziale dell'eclissi, a livello europeo la produzione fotovoltaica era di 27.000 megawatt, poi scesa a 12.000 megawatt nel momento di massimo oscuramento, per poi risalire a 37.000 megawatt quando il sole è tornato a irraggiare il continente».

In Italia, il fenomeno astronomico ha comportato nella prima fase dell'eclissi la perdita di 3.000 megawatt di produzione fotovoltaica, cui ha fatto seguito nella seconda fase una risalita di oltre 5.000 MW. Nessun contraccolpo per gli utenti del sistema elettrico.

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