Anche allora sembrava impossibile riuscire a mettere d’accordo tante persone con idee diverse in testa. Fu così che il cardinale Bergoglio introdusse il metodo gesuita del confronto, senza steccati, senza paletti, leale e onesto. Morale: alla fine ad Aparecida tutti firmarono soddisfatti un documento comune.
Bergoglio ha fatto tesoro di quella esperienza. La stessa cosa sta, infatti, accadendo al Sinodo. Le battaglie annunciate alla vigilia, le minacce velate di scisma, le tensioni sotterranee, il clima di sospetto, stanno piano piano lasciando spazio ad un percorso (sempre accidentato) ma gestibile.
In questa prima fase i cardinali si sono misurati, scontrati, affrontati a viso aperto, a colpi di fioretto sottolineando la necessità di trovare una medizione. Già, perché il Sinodo è e resta spaccato in due come un melone.
Da una parte i cardinali rigoristi, quelli che non vogliono toccare nemmeno una virgola alla dottrina sulla famiglia, e dall’altra gli aperturisti che, al contrario, sognano una Chiesa capace di fare il passo essenziale per arrivare alla comunione dei divorziati.
Oltre 200 di interventi, un’elenco lungo così di argomenti trattati, non solo la comunione, sebbene il nodo centrale resti sempre quello: è possibile ritoccare la dottrina sulla famiglia e sulla sessualità? Il segretario generale del Sinodo, Baldisseri, ha fatto un bilancio delle otto Congregazioni generali. La settimana prossima proseguiranno le discussioni in gruppi di lavoro tematici ("Circuli minores"). Lì si capirà quale fazione avrà la meglio.
I cardinali sono stati suddivisi per gruppi linguistici. Lavoreranno per arrivare a votare in aula un documento. Non sarà vincolante, ovvio, sarà però una piattaforma fondamentale dalla quale i padri sinodali ripartiranno l’anno prossimo per la seconda parte del Sinodo. Al Papa spetterà la decisione finale nel 2015 ma intanto, grazie al metodo Bergoglio, gran parte del lavoro di ricucitura tra le varie fazioni sarà fatto. Funzionerà? Il tempo e le procedure giocano a favore.
In campo l’ala rigorista estrema del cardinale Burke e quella rigorista moderata del presidente dei vescovi americani Kurtz, poi il cardinale Müller contro i cardinali Kasper, il belga Danneels e le aperture moderate del cardinale di Vienna Schönborn. Il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del pontificio consiglio per i Testi legislativi, ha commentato: Solo dal voto della relazione conclusiva si potrà capire come le due anime si rapportano.
Poi però ha rassicurato che comunque "non c'è antagonismo o contrapposizione" tra i cardinali "come fossimo nemici", bensì "ascolto cordiale". Eppure le due linee sono opposte: quella che "parla con molta decisione che l'annuncio del Vangelo sul matrimonio esige che, se il legame è valido, non è ammissibile l'ammissione ai sacramenti, per coerenza della dottrina con la fedeltà alle parole del Signore", e quella che, "non negando in alcun modo l'indissolubilità del matrimonio", ricorda che "Gesù vedeva le situazioni vissute nella chiave della misericordia" e "andando incontro" all'accesso all'eucaristia per i divorziati risposati.
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