Papa Francesco, veglia di Pasqua in Vaticano: «Non abbiate paura»

Papa Francesco, veglia di Pasqua in Vaticano: «Non abbiate paura»
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Sabato 19 Aprile 2014, 22:19 - Ultimo aggiornamento: 22:27
Ricevere il fuoco che Ges ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra. È l'invito rivolto da papa Francesco al popolo dei fedeli nel momento in cui la Chiesa celebra la risurrezione di Gesù. Nell'omelia della veglia pasquale, presieduta stasera nella basilica vaticana, il Papa, parlando dell'incontro con Gesù, ha spiegato che «è da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l'oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle».



Il Papa ha ricordato l'episodio evangelico in cui Gesù risorto esorta le donne a dire ai discepoli di andare in Galilea, perchè «là mi vedranno». Ritornare in Galilea, che era «il luogo della prima chiamata, dove tutto era iniziato», vuol dire, per Francesco, «rileggere tutto a partire dalla croce e dalla vittoria».



Quindi «rileggere tutto a partire dalla fine, che è un nuovo inizio, da questo supremo atto d'amore» che è la morte e risurrezione di Gesù. «Anche per ognuno di noi c'è una "Galilea" all'origine del cammino con Gesù - ha spiegato Bergoglio -. "Andare in Galilea" significa qualcosa di bello, significa per noi riscoprire il nostro Battesimo come sorgente viva, attingere energia nuova alla radice della nostra fede e della nostra esperienza cristiana. Tornare in Galilea significa anzitutto tornare lì, a quel punto incandescente in cui la Grazia di Dio mi ha toccato all'inizio del cammino».



«È da quella scintilla - ha proseguito - che posso accendere il fuoco per l'oggi, per ogni giorno, e portare calore e luce ai miei fratelli e alle mie sorelle. Da quella scintilla si accende una gioia umile, una gioia che non offende il dolore e la disperazione, una gioia buona e mite». Secondo il Pontefice, «nella vita del cristiano, dopo il Battesimo, c'è anche una 'Galileà più esistenziale: l'esperienza dell'incontro personale con Gesù Cristo, che mi ha chiamato a seguirlo e a partecipare alla sua missione». «Oggi, in questa notte - ha aggiunto -, ognuno di noi può domandarsi: qual è la mia Galilea? Dov'è la mia Galilea? La ricordo? L'ho dimenticata? Sono andato per strade e sentieri che me l'hanno fatta dimenticare. Signore, aiutami: dimmi qual è la mia Galilea; sai, io voglio ritornare là per incontrarti e lasciarmi abbracciare dalla tua misericordia».



Il Vangelo di Pasqua, ha concluso, «è chiaro: bisogna ritornare là, per vedere Gesù risorto, e diventare testimoni della sua risurrezione. Non è un ritorno indietro, non è una nostalgia. È ritornare al primo amore, per ricevere il fuoco che Gesù ha acceso nel mondo, e portarlo a tutti, sino ai confini della terra».




«Non abbiate paura, non temete». L'ha ripetuto più volte papa Francesco nel corso dell'omelia, incentrata sulla ricerca di ognuno della propria «Galilea esistenziale», il luogo originario dell'«incontro personale con Gesù». «Fare memoria, andare indietro col ricordo. L'ho dimenticata? Cercala e la ritroverai, e lì troverai il Signore», ha detto il Papa, invitando ciascuno a chiedersi quale sia la propria Galilea e aggiungendo brevi passi «a braccio» al suo discorso. «Non abbiate paura, non temete: tornate in Galilea, senza paura», ha ribadito.



Nel corso della veglia pasquale in San Pietro, papa Francesco ha amministrato i sacramenti dell'iniziazione cristiana - battesimo, prima comunione e cresima - a dieci catecumeni (neofiti in età giovane e adulta), di cui cinque dall'Italia e cinque da Bielorussia, Senegal, Libano, Francia e Vietnam. Due le donne. Il più giovane è Jacopo Capezzuoli, sette anni, che riceve i sacramenti insieme al fratello Giorgio, di 10. Il più anziano è il vietnamita Tuan Tran, 58 anni, che riceve il nome cristiano di Matthew.
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