Lampedusa, ad ogni superstite i soldi di Papa Francesco

Lampedusa, ad ogni superstite i soldi di Papa Francesco
di Franca Giansoldati
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Lunedì 7 Ottobre 2013, 20:43 - Ultimo aggiornamento: 21:53
Monsignor Krajewski a Lampedusa: da #PapaFrancesco un aiuto a ciascuno dei superstiti per provvedere alle esigenze pi immediate. L’Osservatore Romano twitta e diffonde urbi et orbi via web l’attività che sta svolgendo sull’isola siciliana il braccio destro del Papa sul fronte della carità don Konrad, padre Corrado per gli italiani, l’arcivescovo polacco appena nominato Penitenziere e al quale Bergoglio ha affidato compiti di emergenza caritativa.



(“Tu non sarai un vescovo da scrivania, Tu dovrai essere il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai diseredati, agli ultimi”). La missione di Krajewski a Lampedusa inizialmente doveva rimanere segreta, il Papa si era anche raccomandato di andare laggiù in incognito, ma poi la cosa è diventata praticamente impossibile visto che padre Corrado benediceva bare, incontrava i superstiti del naufragio, parlava con i sommozzatori ai quali ha consegnato un rosario da portare laggiù in fondo al mare dove sono ancora intrappolati nella stiva della nave centinaia di corpi. Il tutto sotto gli occhi di centinaia di fotografi e giornalisti.

Diverse immagini hanno fatto il giro del mondo: l’arcivescovo Krajewski sulla banchina che incoraggia gli sforzi dei volontari, distribuendo altre coroncine del rosario benedette.



Ogni sua azione non passa inosservata e lui trasmette a Roma cosa accade a Lampedusa in tempo reale, in modo che Papa Francesco possa tenersi costantemente informato sugli sviluppi della più grave tragedia avvenuta negli ultimi tempi. “Una vergogna” aveva tuonato da Assisi qualche giorno fa. Ieri mattina don Corrado è voluto anche salire sul gommone della guardia costiera per seguire da vicino altri recuperi. Lo ha fatto pregando, fissando quei poveri inghiottiti dalla disperazione e dai flutti. Don Corrado, 50 anni da poco compiuti, vuole mettere in pratica il desiderio del pontefice di “prolungare il suo cuore e portare laddove si soffre la misericordia del Padre celeste».



Prima di diventare Penitenziere ha lavorato come cerimoniere, e non era difficile scorgerlo dietro Wojtyla, Ratzinger e poi dietro Bergoglio durante le messe a San Pietro. Prima di arrivare in Italia ha lavorato per un anno come cappellano in un istituto psichiatrico in Polonia, e forse proprio il contatto con la sofferenza psichica lo ha indotto a proseguire anche a Roma una attività di volontariato parallela a quella di cerimoniere. Nel tempo libero si recava nella case per anziani, molti dei quali abbandonati dai familiari, la sera assieme alle Guardie Svizzere recuperava gli avanzi della mensa, li metteva dentro dei pacchettini di plastica e usciva dalle Mura leonine per distribuirle ai barboni che trovano sotto i porticati di via della Conciliazione.



Il Papa quando gli ha ordinato di distribuire denaro e aiuti ai poveri della Capitale, gli ha raccontato che quando era a Buenos Aires lo faceva lui stesso la sera, ma adesso che vive “recluso” in Vaticano non può più farlo. Così spetta a lui intervenire a suo nome. Bergoglio avrebbe voluto andare lui stesso a Lampedusa, ma diventava complicato. Ecco perché ha mandato don Konrad, utilizzando però l’aereo della Kyenge.
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