Tasi su prima casa fino al 3,3 per mille e scontrini fiscali più detraibili: oggi dal Cdm la riforma del Fisco

Tasi su prima casa fino al 3,3 per mille e scontrini fiscali più detraibili: oggi dal Cdm la riforma del Fisco
di Michele Di Branco
3 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Febbraio 2014, 07:29 - Ultimo aggiornamento: 14:14
ROMA - Dossier Tasi: ultimo atto. La questione dell’aliquota aggiuntiva da concedere ai comuni per finanziare detrazioni in favore dei cittadini a reddito medio-basso sar risolta oggi.

Il governo ha inserito nel decreto Salva Roma, che sarà approvato dal Consiglio dei ministri, una norma che metterà fine ad una vicenda che aveva creato forti tensioni tra i sindaci e l’esecutivo Letta. Palazzo Chigi lascerà inalterata l’attuale struttura della tassa che, per il 2014, prevede un’aliquota massima (parametrata sul valore patrimoniale) del 2,5 per mille sulle prime case e del 10,6 sulle seconde. Inoltre, in base agli accordi presi con l’Anci dall’ex ministro dell’Economia Saccomanni a fine gennaio, ci sarà la possibilità di aumentare l’aliquota fino a un tetto massimo aggiuntivo complessivo dello 0,8 per mille. Questo significa che sulle prime case l’aliquota potrà arrivare al 3,3 per mille e all’11,4 sulle seconde. Sul piatto c’è la salvezza dei bilanci, che vanno chiusi entro inizio marzo, di oltre 7 mila comuni.



IL GETTITO

Secondo i calcoli del ministero dell’Economia l’aliquota Tasi aggiuntiva, a seconda delle scelte dei comuni, produrrà un gettito compreso tra 1,3 e 1,8 miliardi di euro. Una dotazione alla quale vanno aggiunti altri 500 milioni già stanziati nelle legge di Stabilità. Soldi con i quali si potranno finanziare detrazioni più robuste per famiglie con figli o anziani a basso reddito ma anche correggere gli sbilanci finanziari degli enti locali. Una simulazione realizzata alcuni giorni fa da Via XX Settembre prevede che dividendo in parti uguali tra prime e seconde case lo 0,8 per mille di Tasi aggiuntiva ci sarà un introito di 1,5 miliardi. Anche se appare probabile che la maggior parte dei sindaci sceglierà di caricare il peso fiscale sulla seconda abitazione. Sono soprattutto i comuni più grandi a confidare nelle risorse che il decreto potrà assicurargli. Nel passaggio dalla vecchia Imu (che aveva un’aliquota del 4 per mille) alla Tasi si era infatti creato un buco di circa 700 milioni di euro. Con conseguenze pesanti per Milano (100 milioni di gettito in meno), seguita da Roma ( -60), Napoli e Torino (-40) e Catania (-15). Deficit che, avevano avvertito i comuni, avrebbero comportato tagli lineari su servizi cruciali come scuole, asili e assistenza agli anziani.



Intanto ieri il Parlamento ha approvato il ddl per la riforma fiscale. Dopo il via libera del Senato il testo ha incassato l'ok della Camera con 309 voti a favore, nessuno contrario e 99 astenuti (i deputati del Movimento 5 Stelle e Sel).



LA DELEGA FISCALE

Il governo ha ora un anno di tempo per varare i relativi decreti legislativi utili a rendere il sistema fiscale «più equo, trasparenze e orientato alla crescita», senza nuovi oneri per lo Stato. Il primo provvedimento di revisione del fisco dovrà comunque essere trasmesso alle commissioni del Parlamento entro quattro mesi. La riforma fiscale, ha spiegato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, «farà parte integrante di una strategia basata sulla creazione di posti di lavoro e incentrata sull'attivata di investimento delle imprese». Dalla riforma del catasto al contrasto alla ludopatia, dalla revisione degli sconti fiscali alla lotta all’evasione, la delega è destinata a cambiare profondamente il sistema fiscale italiano.



La riforma del catasto è uno dei punti centrali del provvedimento. La revisione prevede, nel giro di 5 anni, che il valore e la categoria degli immobili non si basi più sui vani, ovvero sul numero di stanze, ma sui metri quadrati. La rendita finale sarà poi determinata da una formula matematica che metterà in relazione tutte le caratteristiche, dal valore di mercato alla posizione. In tema di razionalizzazione delle spese fiscali, ogni anno il governo dovrà stilare un rapporto per riformare o eliminare le esenzioni e i regimi fiscali di favore, considerati inadeguati al contesto socioeconomico. Quanto alla lotta all’evasione verrà rafforzata grazie ai limiti al pagamento in contante, a vantaggio dei metodi di pagamento tracciabili. Si punterà sulla fatturazione elettronica, a cui si aggiunge un ampliamento delle categorie di beni e servizi per le quali è possibile detrarre gli scontrini fiscali. Le maggiori entrate «al netto di quelle necessarie al mantenimento dell'equilibrio di bilancio e alla riduzione del rapporto tra il debito-Pil» saranno trasferite al Fondo per la riduzione della pressione fiscale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA