Renzi: «L'Europa deve cambiare
Risposte alla crisi insufficienti»

Matteo Renzi
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Giovedì 29 Maggio 2014, 15:52 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 14:29
L'Europa cambia perch l'alternativa al cambiamento dell'Europa l'Europa che non si salva. Cos Matteo Renzi alla direzione Pd.



«Dall'Ue risposte alla crisi insufficienti». «Le misure attuate dalla Ue in un momento di crisi che risale a teorie degli anni 80 non danno una risposta sufficiente alle attese dei cittadini», ha aggiunto il premier.



«Il nostro compito è aprire una discussione sulla politica economica, ieri Padoan ha preannunciato una serie di considerazioni. Una riflessione è opportuna, l'Italia in Europa deve tracciare la strada non seguirla, dobbiamo essere leader e non follower», ha continuato Renzi.



«Siamo il primo partito del Pse non per andare a mettere bandierine con i nomi. Il nostro compito è richiamare il Pse a quanto detto in campagna elettorale che è per noi fondamentale e per cui siamo entrati nel Pse», ha sottolineato Renzi spiegando che «prima di discettare sui nomi è fondamentale capirsi sulle idee».



L'attacco a Grillo. «In streaming si fanno i dibattiti, a trovare i leader populisti inglesi si va di nascosto», ha poi detto il premier commentando con una battuta l'incontro di Beppe Grillo con Nigel Farage, il leader della destra euroscettica trionfatore delle elezioni europee in Gran Bretagna.



La vittoria del Pd. «Sul Pd dobbiamo parlare un «linguaggio di verità: il 40% è un accidente della storia, un colpo di fortuna o un obiettivo stabile?», ha proseguito Renzi. «Dobbiamo definire se questo obiettivo vogliamo considerarlo come casa nostra, se vogliamo metterci la residenza o limitarci a vivere l'istante».



«Abbiamo scelto di non festeggiare perché la straordinaria ampiezza del risultato non è solo per il Pd o per il suo leader. Va ben oltre le aspettative, è il voto degli italiani per l'Italia. Ha ragione Reichlin a parlare di partito della nazione e il consenso che ci impone a provare a cambiare l'Italia in modo forte e l'Ue», ha osservato ancora Renzi.



«Il Pd è primo partito in Europa e ha una responsabilità che giudico naturale venga colta in pieno e non immiserita negli scontri interni. Trovo allucinanti le polemiche per la foto di gruppo: non c'è nessun salto sul carro ma un partito che è convinto di poter discutere al proprio interno con serenità», ha rilevato ancora Renzi aggiungendo: «Ha vinto il Pd».



«In un momento, raccontato da altri, di sfascio del paese, il Pd si è posto non come garante di conservazione ma come testimone di speranza. Non possiamo indietreggiare di mezzo centimetro da questa aspettativa su di noi», ha osservato il premier.



«Nessuno di noi farà campagna acquisti in Parlamento ma la disponibilità a riflettere nell'orizzonte del 2018 è fisiologica non perché lo vogliamo noi ma perché si sono verificate» circostanze come la «scomparsa di altri partiti, una cosa positiva per dei sinceri bipolaristi», è ancora l'opinione di Renzi.



«Il tempo delle riforme è questo: nessun rinvio, non perché siamo schizofrenici ma perché comprendiamo che la capacità di fare le riforme consente all'Italia di essere attrattiva», ha detto ancora il segretario del Pd.



«Immediatamente dopo la fine del passaggio in Senato» delle riforme costituzionali, e comunque «entro l'estate», deve essere approvata la legge elettorale, ha quindi sostenuto Renzi. L'obiettivo è «fare la legge elettorale ma non per andare a votare», anche considerato che «agli altri è passata la voglia di andare a votare».



I provvedimenti sul lavoro sono «la madre di tutte le battaglie», ha insistito Renzi elencando le misure sul governo per i prossimi mesi.



Il mese di giugno «sarà cruciale» per le riforme del governo, ha quindi assicurato il premier, elencando la riforma della Pubblica amminsitrazione sul quale la consultazione mostra «segnali di interesse» e andrà in Consiglio dei ministri con «uno o due atti normativi», il 20 giugno il provvedimento sulla competitività, poi l'attuazione della delega fiscale e la riforma della giustizia.



Serve un «ripensamento delle politiche industriali per diverse realtà del Paese: dal Sulcis a Termini Imerese fino al profondo Nord», ha sottolineato ancora il premier, rilevando il «ruolo che alcuni rinnovi delle aziende partecipate dallo Stato produrranno nelle prossime settimane in termini di strategia sia in Italia che all'estero». E ha aggiunto: «Su tutto ciò si gioca una parte della scommessa in termini di politica industriale, di ripartenza di posti di lavoro e credibilità, forza e fiducia del Paese».



«Vorrei l'assemblea nazionale» del 14 giugno «fosse l'occasione per una ripartenza, un nuovo inizio insieme. Il Pd non può essere una sommatoria di correnti o il modo di ricordare quello che è accaduto al congresso. Non interessa a nessuno», ha poi affermato ilsegretario.



Formazione politica anche con le serie tv americane. «Proporrei di arrivare all'appuntamento estivo sul partito, riprendendo un'idea di Veltroni e poi di Bersani su cui non abbiamo fatto niente che è quello della formazione politica. Dobbiamo individuare un numero fisso di persone da formare con strumenti tradizionali di formazione politica ma anche con le serie tv americane, so che qualcuno si mette mani nei capelli ma imparare anche un racconto è importante». È la proposta avanzata infine da Renzi in direzione.