Renzi sul Pd: «Siamo ribelli». E sfida Grillo su rimborsi e riforme: «Non fare il buffone»

Renzi sul Pd: «Siamo ribelli». E sfida Grillo su rimborsi e riforme: «Non fare il buffone»
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Domenica 15 Dicembre 2013, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 07:32

Matteo Renzi stato proclamato segretario del Pd dall'ex responsabile Organizzazione Davide Zoggia che ha letto i risultati ufficiali del congresso. Gianni Cuperlo stato invece eletto presidente del Pd a grandissima maggioranza. La corsa di Matteo Renzi alla guida del Pd, e in prospettiva del paese, comincia oggi all'assemblea dem, rinnovata per l'occasione in stile Leopolda con un'area per i bambini e un rigoroso timing di 5 minuti ad intervento. All'insegna del motto «non c'è un minuto da perdere», il rottamatore imporrà la sua road map.

Le parole del nuovo segretario. «Restiamo ribelli» e cambiamo l'Italia. «Ciascuno di noi ha il suo pantheon di ribelli», ha detto Renzi nel suo primo discorso da segretario. «Ma l'essere ribelli è soprattutto una sfida con se stessi», ha aggiunto. «Si è ribelli se ciascuno di noi prova a cambiare la quotidianità: dobbiamo essere capaci di cambiare nel nostro piccolo l'Italia». «Il voto degli elettori delle primarie è l'ultimo appello che ci hanno dato per dire: cambia il Pd per cambiare l'Italia. Non hanno votato solo il candidato ma il Pd, visto come unico interlocutore per un cambiamento senza se e senza ma», continua. «Se noi siamo un partito politico è perché abbiamo a cuore l'idea di un'Italia capace di innamorarsi e di fare innamorare», ha detto, aggiungendo all'assemblea nazionale del Pd che «non siamo quindi semplicemente a ragionare di noi ma cosa fare perché l'Italia cambi con l'orgoglio del suo passato ma guardando verso il futuro».

«Per quanto mi riguarda la correttezza delle relazioni è fondamentale, quello che penso io lo dico in faccia e l'unico modo per uccidere i retroscenisti è utilizzare lo stesso linguaggio fuori e dentro. Al centro non c'è il destino personale di uno o dell'altro, abbiamo sulle spalle la responsabilità dell'Italia», sottolinea. «Oggi l'Italia corre il rischio di non essere più considerato un paese speciale perchè oltre che fascisti ci sono 'sfascistì che puntano alla distruzione generalizzata. Al parlamento va detto non »tutti a casa« ma tutti a lavorare, restate dentro finchè non avete finito», dice Renzi che sottolinea come la sfida alle primarie è «stata leale» e l'offerta della presidenza del Pd a Gianni Cuperlo «è tutto tranne il tentativo di 'do ut des', ma è il tentativo di un partito che non solo ha indicato la strada» ma in cui «insieme si è più forti».

«Non si tratta di fare la pacificazione fra noi e Berlusconi ma si tratta di fare la pace con gli italiani, di fare la pace fra i politici e gli italiani», ha quindi aggiunto.

La "sfida" a Grillo. «In modo provocatorio Grillo dice rinuncia ai 40 milioni di rimborsi. Lo dico io 'Beppe firma qua': caro Grillo hai 160 parlamentari decisivi per fare le riforme. Io sono disponibile a rinunciare ai 40 milioni del prossimo anno se tu ti impegni per superare il Senato, abolire le Province e su legge elettorale», ha detto Renzi rivolgendosi a Grillo. «Ci stai a giocare in modo pulito e trasparente senza accordi senza patti? Se sei disponibile, il Pd è davanti a te e non dietro». si rivolge a Beppe Grillo per fare le riforme insieme «Se ci stai, si fa - aggiunge -. Se noi ci stai, sei per l'ennesima volta un chiacchierone e l'espressione buffone vale per te».

La replica di M5s. Beppe Grillo è caustico sul blog: «Da Renzie no sorpresine ma scoreggine...». E prima di lui gli altri M5s: «Renzi è tutto chiacchiere e marketing. I 40 milioni di euro dei rimborsi elettorali deve restituirli agli italiani, non a noi». Lo affermano i gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle. «Fa finta di non capire e propone accordicchi da Prima repubblica, camuffati da slogan. È ridicolo su questo tema proporre un do ut des».

«Se il Governo balbetta sarà colpa del Pd». «Se alle prossime europee si va con risultati di governo balbettanti la responsabilità non ce l'avranno nè Grillo nè Berlusconi, la responsabilità cadrà tutta in toto in testa al Pd», ha detto Matteo Renzi, annunciando «una agenda per il prossimo anno» di governo e «una visione per i prossimi 15 anni in Italia». «L'Europa non è il nostro salvatore ma senza l'Italia l'Ue non va da nessuna parte e in questo tutti noi dobbiamo aiutare Enrico nel semestre europeo. La Merkel è diventata in passato un'alibi per tutti ma mettere a posto i conti non si fa per la signora Merkel ma per una normale dignità verso i tuoi figli», dice Renzi. «Bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi»,è la proposta avanzata da Renzi alla presenza del premier Enrico Letta.

Gli obiettivi del segretario. «Entro un mese» un progetto di legge per semplificare le regole del lavoro: è l'impegno preso da Matteo Renzi all'assemblea del Pd, in cui ha detto che il primo punto dell'agenda di governo dovrà essere «un gigantesco piano» per il lavoro, con punto di partenza «la fine dell'era ideologica sul lavoro». Per il segretario «piangere e fare grandi proclami dopo le stragi e poi dimenticarli è inaccettabile. Nel patto di coalizione serve l'impegno a modificare la Bossi-Fini e inserire lo jus soli». Non solo. «Io sono fra quelli più prudenti» ma «il tema delle unioni civili lo metteremo nel patto di coalizione, che piaccia a Giovanardi o no: noi siamo il Pd».

Legge elettorale. «Noi siamo pronti a fare la nostra parte con le forze di maggioranza da domani mattina ma con Enrico abbiamo deciso di aspettare la legge di stabilità per evitare fibrillazioni». È il timing che Renzi fissa per l'avvio della discussione sulla legge elettorale e sulle riforme. «'Alla prossima legislatura noi non eleggiamo più 315 senatori», perchè «il Senato non deve più avere una funzione elettiva», è convinto Renzi. «Diamo per buono il Natale ma o entro fine gennaio si approva alla Camera la riforma o la politica perde la faccia», dice Renzi sulla riforma elettorale, spiegando che serve una legge per cui «chi vince vince e le larghe intese sono l'eccezione non la regola», chiarendo che ci sono vari modelli per la stabilità.

L'intervento di Letta. «Oggi, Matteo, dopo 8 mesi in cui, sulla mancata elezione del presidente della Repubblica abbiamo rischiato la fine del Pd, siamo qui, e il nostro partito è il baricentro, il pilastro della democrazia. Vorrei fosse chiaro a noi stessi», ha detto il premier Enrico Letta all'assemblea Pd. «Dalla forza e dalla centralità e dalla resilienza del Pd saremo in grado di ricostruire la democrazia italiana che è duramente attaccata e in forte difficoltà», facendo cose concrete «a partire dalle riforme istituzionali e dalla legge elettorale», ha aggiunto. «Abbiamo visto intorno a noi il disgregarsi del sistema politico. Non è elemento di soddisfazione ma ci carica di grandi responsabilità», ha proseguito. Intorno ai passaggi dei prossimi mesi, dice Letta, «c'è bisogno che tutti insieme guardiamo avanti. Sono premier grazie a voi e al parlamento che ha considerato giusta questa strada per una transizione del paese che stava sbandando». «Sono convinto che l'Italia ce la farà se il Pd ce la farà. E soprattutto, uniti non ci batte nessuno», ha chiosato. Poi sull'abolizione del finanziamento «l'hanno raccontata dicendo che è stato un colpo ai partiti ma voglio difendere la scelta fatta insieme: democrazia va finanziata in modo trasparente e passeremo al 2x mille. So che si cerca di raccontare in modo sbagliato passi costruttivi ma da crisi usciremo con passi costruttivi». «Matteo - ha inoltre detto rivolgendosi a Renzi - da oggi in poi dobbiamo lavorare perchè dai giornali si tolgano i retroscena tra noi due: è inutile che li scrivano perchè non ci saranno retroscena, tutto avverrà sempre in modo trasparente».

Stretta di mano con D'Alema. Stretta di mano tra Matteo Renzi e Massimo D'Alema poco prima dell'inizio dell'assemblea Pd. Il neosegretario è arrivato in sala e prima di sedersi in prima fila al fianco del premier Enrico Letta, ha salutato con abbracci e strette di mano i delegati. Con D'Alema solo una stretta di mano dopo il pesante scontro tra i due durante il congresso. Renzi ha fatto «un buon discorso», ha poi commentato a caldo D'Alema, seduto in prima fila nella sala dell'assemblea alla Fiera di Milano. «Considerati i dissensi di partenza - aggiunge D'Alema - mi è sembrato un tentativo di indicare una piattaforma di confronto aperta. La mia è una valutazione positiva», conclude.

Epifani. Matteo Renzi «ha una forte personalità ed è un uomo di un'altra generazione: quindi è chiaro che siamo di fronte a una svolta, che non penso ci sia stata sui valori di fondo ma è sicuramente generazionale». Lo ha detto il segretario uscente del Pd, Guglielmo Epifani, arrivando all'assemblea nazionale di Milano. «Naturalmente il mandato del nuovo segretario è molto molto forte» ha ribadito Epifani, parlando del mandato di Renzi. «Nessuno di noi - ha ricordato - si immaginava una presenza alle primarie di quel genere, il mandato politico che ha avuto è fortissimo».

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