Le procedure concordate tra le grandi famiglie politiche prima delle elezioni prevedono che il primo partito esprima il candidato presidente della Commissione. I socialisti all'Europarlamento, con 23 seggi in meno dei popolari, alla fine si sono convinti a dare a Juncker una chance, anche se con una serie di condizioni. Ma Regno Unito, Ungheria e Svezia sono chiaramente ostili a Juncker. «L'UE è diventata troppo grande, troppo autoritaria, troppo intrusiva. Alla sua guida ci vuole qualcuno che lo capisca, non un uomo del passato», ha detto il premier britannico, David Cameron. Pur appartenendo al PPE, anche l'ungherese Viktor Orban e lo svedese Fredrik Reinfeldt sono pronti a votare contro. «Non abbiamo mai sostenuto l'idea di nominare candidati di punta» dei partiti, ha spiegato Reinfeldt.
Juncker beneficia di un ampio sostegno tra i leader popolari ed ha ottenuto l'appoggio anche di socialisti come il cancelliere austriaco, Werner Faymann, e il presidente francese, François Hollande. Il finlandese Jyrki Katainen e l'irlandese Enda Kenny, entrambi del PPE, hanno chiesto di fare in fretta per permettere alla Commissione di iniziare a lavorare. Merkel, pur ricordando che Juncker è il candidato di punta del PPE, si è lasciata margini di manovra: «si deve guardare a una rosa più ampia di personalità adeguate». Secondo le indiscrezioni, la cancelliera preferirebbe un outsider, come la direttrice del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde. Nel Consiglio Europeo, nessun leader ha il diritto di veto. Ma in caso di voto, una minoranza di blocco potrebbe impedire a Juncker di conquistare il posto che oggi è di Barroso.
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