Cancellieri, la sfida è in aula: «Pronta a dimettermi, non mi faccio dimezzare»

Anna Maria Cancellieri
di Silvia Barocci
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Martedì 5 Novembre 2013, 07:42 - Ultimo aggiornamento: 15:52

dal nostro inviato STRASBURGO - A Strasburgo doveva difendere l’Italia, sotto schiaffo del Consiglio d’Europa e della Corte europea dei diritti dell’uomo per i processi troppo lunghi e per le condizioni carcerarie intollerabili. Un incarico delicato, affidatole dallo stesso premier Letta. Da Strasburgo Anna Maria Cancellieri ha difeso se stessa. Ma è anche passata al contrattacco, perché lei, di essere un ministro della Giustizia ”dimezzato”, non ci pensa proprio: «O mi fanno fare questo lavoro a testa alta o io me ne vado». L’appuntamento per «ribattere punto su punto», a chi l’ha accusata in modo «falso, bugiardo e ignorante» di aver favorito la scarcerazione di Giulia Ligresti e di essersi messa a disposizione della famiglia del patron della Fonsai, sarà oggi pomeriggio. Prima al Senato e poi alla Camera, dove il Movimento a Cinque Stelle ha depositato le mozioni di sfiducia contro il Guardasigilli. Ma le anticipazioni dei contenuti le ha date lei stessa, al termine dell’incontro con il segretario generale del Consiglio d’Europa.

DISCORSO BREVE

Il discorso di oggi alle Camere non sarà lungo.

Dieci-quindici minuti al massimo. Il canovaccio del testo, limato fino a tarda sera per smussare un po’ i toni, là dove si sarebbe voluto far accenno a interessi convergenti per colpire il governo attraverso di lei, si incentrerà su una dettagliata ricostruzione dei fatti: a partire dalla telefonata di solidarietà, il giorno stesso degli arresti, all’amica Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti. Per poi passare alla sua segnalazione al Dap sulle condizioni di salute di Giulia, in carcere a Vercelli, avvenuta ben un mese dopo dalla prima telefonata. Porterà dati su altri 110 casi di detenuti attenzionati all’Amministrazione penitenziaria «per quello che era possibile fare e nel rispetto della legge», come è stato per Giulia.

MONTATURE

I toni della sua comunicazione alle Camere saranno probabilmente più soft di quelli usati, d’impeto, al quarto giorno di polemiche, incontrando i giornalisti a Strasburgo. «Son convinta che il governo Letta debba andare avanti. Se sono utile al governo, bene. Ma se mi rendessi conto di essere un peso, me ne andrei. Diversamente, se servo al Paese, il soldato ubbidisce». E le divisioni nel Pd se accordarle o meno la fiducia? Non mettono a rischio la tenuta della maggioranza? «A me interessa solo che la verità emerga, e che non lo si faccia sulla mia pelle». Chissà se ha già saputo che il premier oggi sarà al suo fianco, in aula, quando reclama: «O mi chiedono di rimanere con piena dignità e rispetto, altrimenti, signori miei, non sarò mai un ministro dimezzato». E questo è lo snodo politico (e anche il rischio) più grande che la Cancellieri sa di dover affrontare. Incassata nei prossimi giorni la prevedibile fiducia, la sua autorevolezza di Guardasigilli resterà macchiata da sospetti? Uno dei primi appuntamenti che avrà in agenda sarà la presentazione in consiglio dei ministri di un nuovo decreto carceri, che dovrebbe introdurre importanti novità sulla custodia cautelare, per limitarla come extrema ratio. Avrà la forza ”contrattuale” per farlo?

I FATTI

Eccola, allora, il ministro, non sottrarsi ad alcuna domanda. Perché quella frase (”non è giusto, non è giusto”) detta all’amica Gabriella Fragni a poche ore dall’arresto dei Ligresti? «Pensate che se ci fosse stato qualcosa di anomalo, da parte mia, sull’inchiesta o sui magistrati, la magistratura non sarebbe intervenuta?». Un ministro della Giustizia può annoverare tra i suoi amici una famiglia chiacchierata come quella dei Ligresti? «La parola amicizia - tiene a chiarire - a volte si confonde con la conoscenza. Io sono molto amica, da più di 30 anni, di Antonino Ligresti (fratello di Salvatore, ndr). Il resto possono essere conoscenze più o meno approfondite. Io non sono mai venuta meno ai miei compiti per un amico. Non lo farei nemmeno per un fratello o una sorella». Alle Camere farà un accenno anche a suo figlio, Piergiorgio Peluso, ex direttore generale di Fonsai e ora tra i testi d’accusa dei Ligresti? «Non ritengo che mio figlio c’entri molto. Non so se ne farò un accenno». Ed è l’unico punto su cui risponde in modo laconico.

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