Il Viminale, possibili attacchi via mare: allerta nei porti di Puglia e Marche

Il Viminale, possibili attacchi via mare: allerta nei porti di Puglia e Marche
di Cristiana Mangani
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Domenica 28 Giugno 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 09:39
ROMA - E ora la paura viene dal mare. Il Viminale aggiorna l'elenco degli obiettivi sensibili e indica a prefetti e questori attenzione massima per i porti, in particolare quelli di Ancona, Bari e Brindisi, da sempre considerati possibili ingressi in Europa per i terroristi provenienti dai Balcani. Massima allerta, dunque, nei luoghi di mare che si affacciano sull'Albania. Controlli intensificati per evitare che i porti rappresentino un obiettivo, ma anche il passaggio più rapido e diretto per raggiungere zone di guerra, come la Siria e l'Iraq. È da tempo che i nostri servizi segreti tengono d'occhio con particolare attenzione quelle zone. «La regione balcanica - spiegano - è nodale per il radicalismo di matrice islamica, soprattutto per l'attivismo incessante di soggetti e di gruppi estremisti di orientamento salafita, sempre più coinvolti nel reclutamento e nel trasferimento di jihadisti in territorio siriano e iracheno. Particolarmente attivi sono quelli presenti in Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro e Serbia (area del Sangiaccato), che ruotano attorno a leader perlopiù bosniaci e di etnia albanese. Specie in Kosovo, al di là dell'approccio radicale predicato da taluni imam, l'idea del jihad sembra prendere piede soprattutto in alcune aree meridionali del Paese, dove il diffuso disagio socio-economico accentua la permeabilità, specie tra i più giovani, all'azione di proselitismo di impronta salafita».



LE SEGNALAZIONI

Si teme, dunque, per le città sul mare, probabilmente più facili da colpire. Anche perché sono di questi giorni un paio di segnalazioni arrivate dagli 007 britannici, nelle quali si parla della costituzione di «unità di fuoco marittime», in particolare nel Maghreb. Qualcosa di diverso da quanto successo in Tunisia, qualcosa che assomiglia di più ai vecchi sbarchi sulle spiagge israeliane da parte di commando palestinesi, ma che sembrano confermare la drammatica evoluzione dell'aggressione jihadista, che potrebbe anche lanciarsi in missione suicide schiantandosi contro mercantili o navi militari.



Già dopo l'attentato di marzo al museo del Bardo era partita l'operazione “Mare Sicuro”. La Marina aveva effettuato le esercitazioni nelle acque del Mediterraneo centrale in vista della nuova missione. Sono stati messi in campo ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aerei, elicotteri, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica. Obiettivo: proteggere le linee di comunicazione dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, e sorvegliare le formazioni jihadiste.



LE ESPULSIONI

Sul fronte interno, poi, le forze dell'ordine stanno continuando a effettuare controlli ed espulsioni. Sono 85 le persone inserite nella black list, dieci centri di preghiera monitorati, più decine di migliaia di frequentatori del web che inneggiano alla jihad. E le espulsioni aumentano di pari passo. «Chi non ha diritto a stare in Italia - ha dichiarato ieri il ministro Alfano - va rimpatriato. L'opinione pubblica è stanca. Accogliamo i profughi e facciamo tornare a casa chi non ne ha diritto».



Più di 4500 sono state le persone controllate nell'ambito della minaccia di matrice jihadista, sono state effettuate 141 perquisizioni domiciliari, 17 persone sono state arrestate e 37 sono state espulse. Molte di queste espulsioni - ha chiarito il capo dell'Antiterrorismo italiano, Mario Papa, in audizione al Comitato Schengen - sono state decise per attività che vanno a incidere sulla criminalità comune che può essere serbatoio per i terroristi». Ha poi sottolineato che è aumentato il livello di segnalazioni che arriva all'intelligence. «Sono circa un centinaio - ha aggiunto - le informazioni in più giunte alla struttura antiterrorismo su approfondimenti e notizie legate a minacce possibili o sospetti legati al terrorismo internazionale. Una intensa attività di prevenzione che ha portato all'espulsione di sospetti o a maggiori controlli in siti ritenuti “sensibili”».