Le difficoltà di rifornimento di uno dei tre elementi necessari a eseguire l’iniezione letale capitano in una fase storica in cui l’approvazione della pena capitale è un po’ diminuita. Se 32 dei 50 Stati continuano a tenerla nella propria legislazione, solo 9 hanno portato a compimento delle esecuzioni quest’anno. Inoltre, nella stragrande maggioranza, se poste davanti a una scelta fra la pena capitale e l’ergastolo senza possibilità di libertà, le giurie preferiscono sempre più spesso l'ergastolo. E se nel 1996 le sentenze di morte furono 315, quest’anno sono state 79. Per questi detenuti comincia il lungo percorso di ricorsi e controricorsi: passano anni nel braccio della morte, prima che avvenga l'esecuzione.
In totale i condannati giustiziati nel 2013 sono stati 39. Sedici nel Texas e sette in Florida: questi due Stati rappresentano da soli il 60 per cento delle esecuzioni dell’anno che si chiude.
Dal 1976, quando a pena di morte è stata di nuovo resa legale dalla Corte Suprema, gli Usa hanno giustiziato 1359 persone. Nell’arco degli ultimi 40 anni, 143 detenuti nel braccio della morte sono stati messi in libertà perché trovati innocenti.
Su questo fronte l’Italia è all’avanguardia da vari anni. Insieme a gruppi internazionali come Amnesty International, insieme al movimento “Nessuno Tocchi Caino” e alla Comunità di Sant’Egidio, i nostri governi - sia quelli di centrodestra che di centrosinistra - sono stati fra gli sponsor della proposta di moratoria mondiale votata alle Nazioni Unite esattamente un anno fa. La moratoria aveva ottenuto 111 voti a favore, 41 contro e 34 astensioni.