Isis, scempio di Nimrud, capitale degli Assiri: raso al suolo coi bulldozer sito archeologico

Isis, scempio di Nimrud, capitale degli Assiri: raso al suolo coi bulldozer sito archeologico
4 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Marzo 2015, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 13:54

Un nuovo danno irreparabile al patrimonio archeologico dell'Iraq e del mondo. I miliziani dell'Isis hanno raso al suolo con una colonna di bulldozer il sito archeologico di Nimrud, nei pressi della città di Mosul, occupata dal Califfato islamico di Abubakr al Baghdadi. È stato il ministero del Turismo e delle Antichità irachene a dare la notizia dello scempio con un post sulla sua pagina Facebook. La distruzione dell'antica capitale assira Nimrud da parte dei militanti dell'Isis «costituisce un crimine di guerra». Lo denuncia in un comunicato la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, che fa «appello a tutti i responsabili politici e religiosi della regione a sollevarsi contro questa barbarie».

Non ci sono dettagli sull'estensione dei danni, ma si afferma che l'Isis continua «a sfidare la volontà del mondo e i sentimenti dell'umanità».

All'inizio di quest'anno gli uomini di al Baghdadi avevano annunciato l'intenzione di distruggere i reperti archeologici con la motivazione che secondo loro offendevano l'Islam. E il 26 febbraio erano arrivate, con un video di cinque minuti, le immagini della devastazione del museo di Mosul, della distruzione di statue e manufatti.

Nimrud, la biblica Calah, è un sito assiro che si trova a sud di Mosul, seconda città irachena identificata come l'antica Ninive che si trova sotto il contro dei miliziani dal giugno scorso sulle sponde del Tigri. Nimrud fu fondata dal re Shalmaneser (1274-1245 avanti Cristo) e divenne capitale dell'impero assiro sotto Assurbanipal II (883-859 avanti Cristo) arrivando ad avere 100.000 abitanti. I primi scavi risalgono al 1845 e proseguirono fino al 1873. Ripresero poi nel 1949 e andarono avanti fino alla metà degli anni '70 portando alla luce resti del palazzo reale, basamenti, sculture, statue.

In eccellente stato di conservazione fu quindi trovata una statua di Assurbanipal II ed enormi sculture alate con la testa di uomo e il corpo di animale oltre oggetti di avorio. Ebbe fortuna anche il cosiddetto «tesoro di Nimrud», composto da 613 pezzi di gioielli d'oro e pietre preziose «sopravvissute» al saccheggio seguito all'offensiva americana contro Baghdad nel 2003, durante la seconda guerra del Golfo, grazie al fatto di essere conservato nel caveau della Banca centrale della capitale irachena.

È un attacco all'antica città assira di Nimrud. Lo ha denunciato il ministero del Turismo e delle Antichità iracheno sulla sua pagina ufficiale di Facebook. «Al momento non sappiamo quanto estesa sia la distruzione», ha detto un funzionario del ministero a condizione di anonimato. Nimrud, considerata uno dei gioielli dell'epoca assira, è stata fondata nel tredicesimo secolo prima di Cristo e si estende lungo il fiume Tigri per circa trenta chilometri a sud di Mosul, roccaforte dell'Is in Iraq. «Il loro piano è quello di distruggere il patrimonio iracheno, un sito alla volta», ha detto l'archeologo Abdulamir Hamdani della Stony Brook University di New York. «Hatra sarà certamente la prossima», ha sostenuto riferendosi a una meravigliosa città di duemila anni fa nella provincia di Nineveh, patrimonio storico dell'Unesco.

La distruzione di Nimrud arriva a una settimana dalla diffusione del video da parte dell'Is nel quale si vedono uomini armati di asce e picconi che fanno a pezzi le statue e i manufatti conservati nel museo di Mosul. Nell'interpretazione estremistica dell'Islam adottata dall'Is, le statue, gli idoli e i santuari sono oggetti di culto diversi da Dio e per questo vanno distrutti. Molti dei manufatti distrutti nel museo di Mosul provenivano da Nimrud e Hatra.

La distruzione dell'antica capitale assira Nimrud da parte dei militanti dell'Isis «costituisce un crimine di guerra». Lo denuncia in un comunicato la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova, che fa «appello a tutti i responsabili politici e religiosi della regione a sollevarsi contro questa barbarie».

© RIPRODUZIONE RISERVATA