Strage Lampedusa, 9 arresti: migranti vittime di stupri di massa

Strage Lampedusa, 9 arresti: migranti vittime di stupri di massa
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Martedì 1 Luglio 2014, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 17:23

Personale del Servizio centrale operativo e delle Squadre Mobili di Palermo ed Agrigento hanno eseguito 9 decreti di fermo e 5 informazioni di garanzia nelle province di Agrigento, Catania, Milano, Roma e Torino nell'ambito dell'inchiesta sulla strage di Lampedusa del 3 ottobre del 2013, quando morirono 366 migranti.

Quattro ricercati La polizia di Stato nell'ambito dell'operazione «Glauco» sulla strage del 3 ottobre ha fermato cinque persone mentre altre quattro sarebbero ricercate. Due indagati sono in Africa, uno in Svezia e il quarto a Roma. Sono state svolte diverse perquisizioni e gli investigatori hanno sequestrato denaro in contante, documenti su trasferimento di soldi attraverso money transfer e altro materiale utile per le indagini.

Stupri di massa e segregazioni I provvedimenti sono stati emessi dalla Dda di Palermo nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, nonché di favoreggiamento dell'immigrazione e della permanenza clandestina, aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio malavitoso. Le indagini, avviate dopo il tragico naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 al largo di Lampedusa e nel quale persero la vita almeno 366 migranti, hanno consentito di ricostruire le rotte e le tappe intermedie (caratterizzate spesso da stupri di massa e segregazioni) di quello e di numerosi altri terribili viaggi della speranza compiuti da centinaia di migranti, spinti e sfruttati durante le peregrinazioni, dai componenti di un pericoloso network malavitoso transnazionale, composto da soggetti eritrei, etiopi e sudanesi, i cui principali esponenti sono anch'essi destinatari del provvedimento restrittivo.

Le cellule eritree Anche attraverso mirate attività tecniche è stato possibile verificare come l'attività di reclutamento e trasporto in Italia di consistenti flussi di migranti trovasse un importante appendice nel nostro Paese in attive ed efficienti «cellule» eritree, capaci di favorire la permanenza degli extracomunitari e prepararne l'approdo in altri stati del nord Europa e del Nord America.

Un trafficante: l'ha voluto Allah «Inshallah! Così ha voluto Allah». È il commento che i trafficanti di esseri umani facevano sulla strage. Nessuna parola di pietà per le 366 vittime. La conversazione fa parte delle oltre tremila intercettazioni compiute dopo il tragico naufragio davanti all'isola dei conigli. Ne esce il quadro agghiacciante di un'attività svolta senza scrupoli da gente che considera il traffico di uomini alla stregua di un lavoro redditizio e sicuro. Tanto che uno di loro dice di non volere lasciare la Sicilia perchè «per me l'America è qui». Il contenuto dell'intercettazione è stato riferito dai magistrati di Palermo che coordinano l'operazione «Glauco».

I pm: politiche anti-immigrati aiutano i criminali «Le politiche di contenimento dei flussi degli immigrati adottate praticamente da tutti i Paesi di destinazione hanno determinato, come effetto collaterale, che la criminalità organizzata decidesse di investire risorse sempre più ingenti nella gestione illegale di tali flussi». Lo scrivono i pm della procura di Palermo nel decreto di fermo. «Al divieto di ingresso regolare oltre un determinato numero prefissato è subito seguita la risposta di superare l'ostacolo frapposto - scrivono ancora - La criminalità organizzata a livello transnazionale si è posta come una azienda, o meglio come una società di servizi, in grado, verso adeguata retribuzione, di garantire il viaggio per l'Italia o per un altro Paese europeo. La criminalità organizzata si è proposta non solo di offrire un servizio, ma è divenuta protagonista di un ruolo paradossale di dispensatrice di speranze, perchè si è autoreferenziata come lo strumento principale, indispensabile, per realizzare un sogno, quello di raggiungere un Paese che, agli occhi del migrante, rappresenta un investimento di vita per il futuro».

Come un'agenzia «Nel particolare comparto del traffico dei migranti (cosiddetto 'smuggling'), il soggetto criminale svolge una funzione assimilabile a quella di una buona agenzia di viaggi, di un efficiente tour operator, che assicura l'arrivo nel posto pattuito disinteressandosi completamente del futuro della persona trasportata, scrivono i pm . «Si tratta - aggiungono - di un rapporto tra il migrante che chiede e il criminale che offre un servizio illegale dietro adeguato compenso; in sostanza, uno scambio adeguatamente retribuito che avviene su una base illegale. A queste modalità se ne è affiancata un'altra, quella della tratta degli esseri umani (cosiddetto trafficking) in cui, di norma, non vi è alcuna pattuizione e ove il destino della 'mercè ha una rilevanza fondamentale per il trafficante poichè i suoi guadagni deriveranno dal futuro impiego che ne farà. Tra traffico di migranti (in Italia sanzionato dall'art. 12 comma 3 e commi seguenti del dlgs 286/1998) e tratta di persone (sanzionata in Italia dagli art. 600, 601, 602 c.p. nelle diverse condotte di riduzione in schiavitù, tratta e commercio di schiavi) esistono differenze significative, anche se nel linguaggio comune le due figure tendono a confondersi».

L'organizzazione Gli indagati John Mahray, Ermias Ghermay, Nuredin Atta Wehabrebi e Samuel sarebbero i capi dell'organizzazione di trafficanti di esseri umani nelle rispettive zone di operatività e a loro viene contestata l'aggravante di «scorrere in armi nelle pubbliche vie, in particolare nelle varie località del continente africano. Fatti commessi all'estero (Eritrea, Sudan, Libia, Israele ed altre località del continente africano ed in Svezia, Germania, Norvegia, Olanda, Francia, Austria, Australia e Canada) ed in Italia (Lampedusa, Agrigento, Roma, Mineo, Caltagirone ed altre località del territorio nazionale), proseguono i pm palermitani Calogero Ferrara, Claudio Camilleri, Emanuele Ravaglioli, Rita Fulantelli e il procuratore aggiunto Maurizio Scalia.

Stupri e rapimenti «Risulta accertato che un gruppo di centinaia di migranti Eritrei, alcuni dei quali sono poi sopravvissuti al naufragio del 3 ottobre 2013, erano stati rapiti, torturati - le donne stuprate ed alcune uccise - e tenuti in stato di prigionia fino a quando i loro parenti non avrebbero pagato il riscatto per la loro liberazione e da lì trasferiti in Libia e consegnati al gruppo capeggiato da Ermias Ghermay per effettuare la traversata fino in Sicilia in cui molti di loro perdevano la vita», scrivono inoltre i pm.

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