Il Sud in picchiata come dopo le guerre: i morti superano i nati

Il Sud in picchiata come dopo le guerre: i morti superano i nati
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Martedì 28 Ottobre 2014, 13:01 - Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 20:21
Nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d'Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. Lo rileva lo Svimez sottolineando che il numero dei nati al Sud ha toccato il suo minimo storico ovvero 177mila, il numero più basso dal 1861. Secondo il rapporto Svimez, il Sud sarà interessato nei prossimi anni «da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili». Secondo le stime dell'Istituto nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno è destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti.



Lo Svimez stima per il 2014 un Pil nazionale in calo dello 0,4%. Una previsione più pessimista di quanto stabilito dal Def (-0,3%). Il dato - spiegano dallo Svimez che oggi presenta il Rapporto sull'economia del Mezzogiorno 2014 - è il risultato di un Centro-Nord con crescita stabile (0%) e un Sud a -1,5%. Se queste stime saranno confermate, il 2014 sarebbe il settimo anno di recessione del Sud, recessione che - secondo Svimez - dovrebbe confermarsi anche nel 2015 con un Pil meridionale in calo dello 0,7%.



Secondo le valutazioni Svimez nel 2013 il Pil è crollato nel Mezzogiorno del 3,5%, peggiorando la flessione dell'anno precedente (-3,2%), con un calo superiore di quasi due punti percentuali rispetto al Centro-Nord (-1,4%). Il peggior andamento del Pil meridionale nel 2013 è dovuto soprattutto a una più sfavorevole dinamica della domanda interna con i consumi in calo del 2,4% e gli investimenti crollati del 5,2%. Da segnalare l'ulteriore perdita di posti di lavoro scesi sempre nel Mezzogiorno del 3,8%. In un panorama fortemente negativo, le esportazioni l'anno scorso hanno segnato -0,6% al Sud. Tra il 2008 e il 2013 i redditi al Sud sono crollati del 15% e i posti di lavoro sono diminuiti di circa 800mila persone.



Un gruppo di precari dei vigili del fuoco che stavano manifestando davanti a Montecitorio sono entrati con un megafono al convegno Svimez urlando «siamo stanchi chiediamo lavoro e diritti». «Veniamo da tutta Italia - ha detto il loro leader Andrea Santucci - siamo in 20 mila con contratti a termine di venti giorni e chiediamo la stabilizzazione». In quel mentre è arrivato il sottosegretario Graziano Delrio che ha promesso di «aprire un tavolo con il ministro Poletti».



Fiscalità di compensazione, rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud.
Sono alcune delle proposte di policy che la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno) avanza nel Rapporto 2014 sull'economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma. Di fronte all'emergenza sociale con il crollo occupazionale (a 5,8 milioni, il livello più basso dal 1977) e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve - afferma la Svimez - una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una «logica di sistema» e un'azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro direttive di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di «primo intervento»: «rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.




Un Sud diffamato e spogliato. Così Nichi Vendola, governatore della Puglia, respinge l'immagine di un Mezzogiorno incapace di utilizzare i fondi Ue. «C'è una diffamazione costante del Sud - ha detto a margine del convegno Svimez - la mia Regione è la migliore per performance di spesa comunitaria, tra le tre peggiori c'è il Piemonte. La verità è che i trasferimenti dello Stato verso il Sud sono andati a diminuire e i fondi strutturali che dovevano essere aggiuntivi hanno finito per surrogare i mancati trasferimenti dello Stato».
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