Protagonista una serba di 30 anni, con un lungo fine (pena 2040) per i reati di riduzione in stato di schiavitù e lesioni. Il rapporto sessuale con il marito si è consumato durante uno dei tanti colloqui con i famigliari che evidentemente non è stato sorvegliato dagli agenti. Il concepimento risale a questa estate, periodo in cui c'è più carenza di personale dovuta alle ferie.
«Ci si è accorti di quest'ultima gravidanza - ha detto Donato capece, segretario generale del Sappe - perché la detenuta è stata portata in ospedale per un malore e si è scoperto che era attesa di un bimbo».
«E' normale che una detenuta o un detenuto (ma anche un'educatrice carceraria…) possa diventare genitore a seguito di un rapporto sessuale consumato furtivamente tra le sbarre, favorito dal regime penitenziario 'aperto' che limita al massimo i controlli di polizia anche durante i colloqui nell 'area?», si chiede Il segretario del Sappe che sollecita il ministro della Giustizia Andrea Orlando e il capo dell'Amministrazione penitenziaria Santi Consolo «a disporre una immediata inchiesta ministeriale che chiarisca come ciò sia potuto accadere nel carcere di Bollate».
Ma il sindacato fa anche un altro ragionamento sulla sicurezza complessiva del penintenziario: «Se anziché una gravidanza si fosse posto in essere un reato?»