Raffaele Pennacchio, il medico che credeva nel rispetto della dignità del malato

Raffaele Pennacchio, il medico che credeva nel rispetto della dignità del malato
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Giovedì 24 Ottobre 2013, 10:30
Il suo ultimo tweet sul suo profilo Twitter del 21 ottobre scorso, giorno della partenza per Roma dei malati di Sla per partecipare al presidio indetto dalla onlus. Aveva inviato un articolo del quotidiano l'Unione Sarda che raccontava la partenza dalla Sardegna di alcuni malati tra cui Salvatore Usala, segretario generale della onlus, anche lui malato di sla.



Raffaele Pennacchio, 55 anni, l'uomo morto ieri a Roma dopo l'incontro con il Governo, era un medico malato di Sla. Proveniva da Macerata Campania, in provincia di Caserta e da uomo e da medico credeva fermamente nel rispetto della dignità del malato e nella possibilità di assistere i malati gravi e gravissimi nelle loro abitazioni. Per questo si era speso senza riserve e con enorme dispendio di energie per sostenere il progetto 'Restare a casà del Comitato 16 novembre onlus.




«Domani parto per Roma, non ci sentiremo per qualche giorno», scriveva domenica su Facebook. Medico in pensione, sposato (anche la moglie è medico) e con due figli di 20 e 19 anni, Pennacchio - scriveva sul social network - aveva lavorato alla Asl di Caserta ed era specializzato in Tecniche semeiologiche speciali chirurgiche.
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