Mps, processo Alexandria: condannati Mussari, Vigni e Baldassarri

Mps, processo Alexandria: condannati Mussari, Vigni e Baldassarri
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Venerdì 31 Ottobre 2014, 16:58 - Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 19:40
Condannato l'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, uno dei 3 imputati al processo Alexandria, uno dei filoni dell'inchiesta su Mps.

Mussari era accusato di l'accusa è di ostacolo in concorso all'esercizio delle funzioni delle pubbliche Autorità di Vigilanza.



Gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena sono stati condannati per ostacolo all'Autorità di vigilanza per la vicenda della ristrutturazione dello strutturato Alexandria. Per i tre imputati, l'ex presidente Mussari, l'ex direttore generale Vigni e l'ex capo dell'area finanza Baldassarri, il Tribunale ha stabilito una condanna di 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno con l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. L'accusa aveva chiesto 7 anni per Mussari e 6 per Vigni e Baldassarri.




La sentenza è stata pronunciata dal presidente del collegio giudicante Leonardo Grassi al termine della camera di consiglio, durata poco più di tre ore e mezzo. Il Tribunale ha dimezzato le richieste avanzate dai pm. La pubblica accusa aveva chiesto 7 anni per Mussari e 6 anni per Vigni e Baldassarri. Per tutti e tre i condannati è stata decretata l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.



Con la sentenza di oggi è arrivato a conclusione il primo processo dell'inchiesta sullo scandalo Mps ed è una 'costolà del filone principale d'indagine sull'acquisizione di Banca Antonveneta, nel frattempo trasferita per competenza al Tribunale di Milano, dove i fascicoli sono ancora aperti. I restanti processi, dunque, saranno celebrati a Milano. Il processo era iniziato a Siena il 26 settembre 2013, dopo che nel giugno precedente il Gip aveva accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm della Procura di Siena titolari dell'inchiesta (Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso).



L'accusa ha sempre sostenuto che i tre imputati hanno nascosto agli ispettori della Banca d'Italia e agli organismi interni di Mps il 'mandate agreement' perché erano consapevoli che l'operazione sarebbe stato un «disastro» per Rocca Salimbeni.



Mussari, Vigni e Baldassarri sono considerati colpevoli di aver nascosto nella cassaforte personale dell'ex direttore generale della Banca a Rocca Salimbeni il 'mandate agreement', ovvero il contratto, che fissava i termini della ristrutturazione di "Alexandria" con Nomura, in modo da evitare di iscrivere nel bilancio 2009 la perdita del derivato, poi costata alla nuova gestione della banca circa 500 milioni di euro.



Un contratto che contribuì a creare il "buco" nei conti della banca senese, indebitatasi oltre misura per l'acquisizione di Banca Antonveneta. Il contratto occultato venne ritrovato solo nell'ottobre 2012 dall'attuale amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, nella cassaforte che era nell'ufficio privato di Vigni e subito fu consegnato ai magistrati senesi.



Gli avvocati degli imputati - Tullio Padovani e Fabio Pisillo per Mussari, Franco Coppi e Enrico De Martino per Vigni e Filippo Dinacci e Stefano Cipriani per Baldassarri - hanno sempre sostenuto che all'interno della banca si sapeva dell'esistenza del "mandate agreement" e che questo documento non era un segreto neppure per gli ispettori della Banca d'Italia.



Per questo motivi gli avvocati difensori durante il dibattimento in aula hanno chiesto ai giudici l'assoluzione con formula piena per tutti e tre gli imputati.




Il legale di Mussari: «Siamo molto sorpresi». «Siamo molto sorpresi: nei confronti di Giuseppe Mussari non c'era nessun elemento di prova.
Ricorreremo in appello e su questo siamo molto fiduciosi». Così l'avvocato Fabio Pisillo, uno dei legali di Giuseppe Mussari, dopo la lettura della sentenza di condanna per l'ex presidente di Banca Mps.




Cori dei manifestanti Lega e M5S contro Vigni e Baldassarri. «Buffoni buffoni, ladri, andate a lavorare». Queste le voci che si sono alzate dai presidi della Lega Nord e dal Movimento 5 stelle quando sono apparsi vicino all'uscita del tribunale Gianluca Baldassarri e Antonio Vigni, dopo la lettura della sentenza. I manifestanti, dal primo pomeriggio, stazionano con bandiere e striscioni davanti al tribunale. Vigni e Baldassarri, con i loro avvocati, hanno quindi preferito uscire dal retro del palazzo.
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