Migranti, Caritas sotto accusa. La Lega: predica bene, razzola male

Migranti, Caritas sotto accusa. La Lega: predica bene, razzola male
di Mario Stanganelli
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Mercoledì 12 Agosto 2015, 06:03 - Ultimo aggiornamento: 11:39
Al polemico invito dei leghisti Salvini e Zaia al Papa e alla Chiesa di ospitare i migranti a casa loro, replica il responsabile immigrazione della Caritas, Oliviero Fortis. Al leader del Carroccio e al presidente della Regione Veneto, assai stizziti con il segretario della Cei Galantino che li aveva trattati da «piazzisti da quattro soldi», Fortis ribatte: «La risposta più banale ma anche più vera a ”il Papa li porti a casa sua“ è che già lo sta facendo, attraverso le strutture delle realtà ecclesiali del Vaticano come degli ordini religiosi». Per Fortis la Caritas rappresenta una componente «molto importante del piano di accoglienza ai migranti: non meno di 20 mila persone passano dai nostri servizi, quasi il 10 per cento dell'intera opera di accoglienza che si fa in Italia». Nello stesso tempo Fortis lamenta che «l'accoglienza in conventi e seminari sia talvolta bloccata da motivi burocratici perché queste strutture, non nate per fare accoglienza, non risultano a norma rispetto alle esigenze di igiene e sicurezza».



Argomenti che non convincono né i leghisti né altri esponenti del centrodestra. Roberto Calderoli si rivolge a tutte le gerarchie cattoliche intimando: «Non si può predicare bene e razzolare male. Se volete essere credibili, per lo meno abrogate la norma dello Stato Vaticano che prevede anche l'arresto di chi entra e resta irregolarmente sul vostro territorio». Quanto alla giustificazione di Fortis sulla non agibilità di alcune strutture religiose per l'accoglienza, viene definita «ridicola» da Barbara Saltamartini: «Allora, se quegli edifici non hanno le condizioni di agibilità - si chiede la deputata leghista - qualcuno ci spieghi perché gli immigrati vengono ospitati nei mezzanini delle nostre stazioni, nelle tendopoli o in alcuni centri nati appositamente, come il Baobab di Roma che ne accoglie il triplo dei posti disponibili, fregandosene dei requisiti minimi di sicurezza?».



Le polemiche sull'immigrazione hanno in questi giorni coinvolto anche il M5S, con Beppe Grillo che era sembrato condividere almeno alcuni slogan di marca leghista e che ieri è stato costretto a battagliare su due fronti. Da un lato, bacchettando quanti all'interno del movimento - in primo luogo il senatore Maurizio Buccarella sostenitore a suo tempo dell'abolizione del reato di immigrazione clandestina - hanno contestato, se non lo stesso leader, la linea dura sugli immigranti espressa dal portavoce M5S al Consiglio comunale di Torino, Bertola. Dall'altro, prendendo le distanze dalla Lega nel corso di un'intervista a La7: «A Salvini non ho nulla da dire. Dico che l'immigrazione è diventata un'industria che fa profitti sulla sofferenza. Noi siamo contro questo sistema. La Lega e gli altri, invece - afferma Grillo - ne fanno parte. Le parole talvolta possono coincidere, ma la nostra storia è diversa. Fatto sta che quando un immigrato costa 50-60 euro al giorno e sta anni nei centri di accoglienza, si crea un flusso economico e di profitto».



L'immigrazione divide anche il fronte dei sindaci tra quanti rifiutano le disposizioni del governo sull'accoglienza e quanti sembrano allinearsi sulle posizioni del Papa. Tra questi il delegato dell'Anci all'immigrazione e sindaco di Prato, Matteo Bifoni, che si dice stufo degli «slogan utilizzati a fini politici» e il suo collega di Firenze, Dario Nardella, che attribuisce ai migranti, che rischiano la vita attraversando il mare alla disperata ricerca di libertà, la stessa dignità dei «nostri partigiani nella lotta di liberazione». Sul fronte opposto Roberto Maroni, che difende i sindaci disobbedienti sposando l'idea di Fratelli d'Italia per una class action contro il governo che impone ai sindaci l'obbligo d'accoglienza. Un «rispettoso» messaggio di dissenso dalla linea della Chiesa viene anche dal responsabile immigrazione di FI, Giorgio Silli. In una lettera «da cattolico praticante» a monsignor Galantino, Silli scrive: «Intimare l'accoglienza a tutti i costi, con il rischio di creare una società piena di conflitti sociali, mi permetto umilmente di dire che non è giusto».