Scandalo corsi di formazione in Sicilia, chiesto l'arresto del deputato Pd Genovese
«Truffa e associazione per delinquere»

Francantonio Genovese
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Mercoledì 19 Marzo 2014, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 14:34
Il gip di Messina ha accolto la richiesta di arresto della Procura per il parlamentare nazionale del Pd Francantonio Genovese nell'ambito di un'inchiesta sulla formazione. Il provvedimento è sospeso ed è stato inviato alla presidenza della Camera.



E' la prima volta, in questa legislatura, che viene richiesto l'arresto di un parlamentare. Il provvedimento del gip, che ipotizza il reato di associazione per delinquere, riciclaggio, peculato e truffa, dispone gli arresti in carcere. L'atto è stato già notificato da Guardia di finanza e agenti della squadra mobile della Questura di Messina alla presidenza della Camera, che darà il via all'iter per la richiesta di autorizzazione.



Quattro arresti domiciliari. Nell'ambito dell'inchiesta quattro persone sono state sottoposte agli arresti domiciliari da polizia e Guardia di finanza: sono accusate di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi tenuti da numerosi centri di formazione professionale.



Gli enti coinvolti. Oltre ai già noti enti Lumen, Aram, Ancol sono finiti sotto inchiesta anche Enfap, Enaip, Ial, Training service L&C Learning e consulting, Cesam, Ecap, Esofop, Apindustria e Reti.



La truffa. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto, Sebastiano Ardita, e dai sostituti, Camillo Falvo, Liliana Todaro, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti, avrebbero permesso di accertare che i soggetti indagati, attraverso gli enti di formazione e società appositamente create, grazie a prezzi gonfiati per l'acquisto di beni e servizi o, addirittura, a prestazioni totalmente simulate, sottraevano a loro vantaggio i fondi assegnati per lo svolgimento dei corsi di formazione. La gran parte degli indagati sono risultati tra loro legati da vincoli di parentela e di assoluta fiducia.




Gli investigatori: «Genovese ha lucrato profitti illeciti». «Il parlamentare - scrivono gli investigatori a proposito di Genovese - nel corso del tempo ha acquisito, grazie ad una rete di complici riferibili anche alla propria famiglia, il controllo di numerosi enti di formazione operanti in tutta la Sicilia e, parallelamente, di una serie di società che gli hanno permesso di giustificare le appropriazioni, così da lucrare illeciti profitti».



Le accuse a Genovese. A Genovese la Procura contesta di essere stato il promotore dell'associazione per delinquere, di aver commesso il reato di riciclaggio per aver intascato, sotto forma di consulenze, oltre 600.000 euro da parte di società del proprio gruppo, parte dei quali erano provento di peculati e frodi alla Regione Siciliana, e di averli poi messi in circolo mediante pagamenti per operazioni inesistenti in modo da non rendere possibile la ricostruzione delle operazioni.

Secondo la tesi dell'accusa il parlamentare del Pd avrebbe anche operato un vorticoso giro di false fatture tra se stesso e società del gruppo a lui riconducibili per frodare sistematicamente il fisco e non pagare le tasse.

La Procura di Messina ritiene che il deputato, per evadere il fisco, si sia avvalso della società Caleservice, trasferendo alla stessa la gran parte del proprio reddito personale e successivamente caricando sui suoi bilanci, come costi societari, tutte le spese personali e della famiglia rendendo così i corrispettivi esenti da tassazione, ed anzi utilizzandoli come costi per aggravare il passivo dell'azienda.

A Genovese è anche contestata la gestione di un immobile di 300 metri quadrati, della Caleservice, nel quale, secondo l'accusa, coesistevano in affitto a prezzi gonfiati ed a spese della Regione otto diversi enti di formazione che polizia e guardia di finanza ritiene siano riconducibili al deputato e gestiti da prestanomi.
Quest'ultimi, è la tesi dei Pm, avrebbero poi preso in affitto tutti contestualmente l'immobile con canoni che lievitavano fino a 10 volte il valore reale.
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