Ior, Bankitalia accusa: «Sistema opaco, elementi di continuità con il passato»

Ior, Bankitalia accusa: «Sistema opaco, elementi di continuità con il passato»
di Sara Menafra
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Martedì 15 Settembre 2015, 22:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 17:59
Papa Francesco ha annunciato più volte la riforma dello Ior, la banca vaticana, spiegando che i conti correnti sarebbero stati «ripuliti» dalla presenza dei laici che per decenni hanno utilizzato firme di prelati per occultare soldi di provenienza poco chiara.



IL METODO

Invece, a quasi due anni da quell’annuncio il giudizio di Bankitalia su quella riforma arriva sul tavolo del procuratore aggiunto di Roma, Nello Rossi, e del sostituto Stefano Rocco Fava. E il quadro resta ancora a tinte fosche.



Ai pm che da tempo indagano sui conti dell’Istituto per le opere di religione, ipotizzando che l’ex direttore generale Paolo Cipriani e il suo vice Massimo Tulli siano responsabili di abusivismo finanziario e bancario, Palazzo Koch parla esplicitamente di «continuità» anche nell’attuale amministrazione con il «sistema opaco» del passato. Non solo: secondo gli ispettori di Bankitalia, lo Ior di fatto continua a esercitare illecitamente l’attività bancaria sul territorio italiano, senza le autorizzazioni di cui deve disporre un qualunque istituto di credito.



Il sistema, scrive Bankitalia, è stato parzialmente ridimensionato e oggi si sviluppa soprattutto all’estero. Ma nelle fondamenta è rimasto lo stesso. Com’è noto, per qualunque operazione debba disporre l’Istituto vaticano si «appoggia» su banche vere e proprie. Prima erano diversi istituti di credito italiani a fornirgli questo servizio, ora l’unica rimasta è la Banca del Fucino, sui cui conti rientrano i capitali investiti soprattutto su banche estere. Banca del Fucino provvede all’emissione degli assegni circolari con cui questi soldi vengono effettivamente ritirati. Per tutto il resto, dopo gli scandali degli anni scorsi e l’annunciata riforma, Ior utilizza istituti di credito esteri. Ma l’attività bancaria non autorizzata resta.



GLI INDAGATI

E infatti i pm della procura di Roma stanno puntando questa ultima fase dell’inchiesta, partita ormai tre anni fa, sull’ipotesi che nell’istituto vaticano siano accaduti numerosi episodi di riciclaggio anche durante la gestione di Cipriani e Tulli. Sulla base delle indagini del Nucleo di polizia Valutaria della Guardia di finanza, guidata dal generale Giuseppe Bottillo, Rossi e Fava hanno inviato due nuove rogatorie internazionali Oltretevere a caccia dei conti correnti di due laici che avrebbero ancora oggi una linea di credito aperta presso l’istituto.



Se in passato le indagini avevano scovato conti di prelati che in realtà coprivano le attività dei laici, questi due nuovi conti correnti sarebbero intestati a due personaggi che in Vaticano non hanno neppure un parente: una persona sottoposta a indagini per riciclaggio e l’altra per bancarotta. Cipriani e Tulli sono da tempo a giudizio per presunte omissioni nella gestione di investimenti per 23 milioni presso Banca del Fucino, Credito Artigiano e Jp Morgan. Ma i nuovi accertamenti potrebbero rendere il quadro generale decisamente più complesso.
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