Tiziano Ferro a processo per evasione, la funzionaria del fisco: «Così il cantante ha nascosto i suoi capitali»

Tiziano Ferro
di Marco Cusumano
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Venerdì 5 Dicembre 2014, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 18:45

LATINA - Testimonianza chiave nel processo a Tiziano Ferro per spiegare in che modo il cantautore avrebbe nascosto i suoi capitali al fisco italiano.

Ieri, davanti al giudice Luigi Varrecchione, il processo per evasione fiscale è entrato nel vivo con la deposizione della funzionaria dell’Agenzia delle Entrate di Latina che ha condotto gli accertamenti.

La testimone, in una lunga e dettagliata deposizione, ha spiegato come i guadagni di Ferro venivano incassati attraverso due società, una olandese (la “Musical Voice”) e l’altra inglese (“Breaking Dawn”), definite “scatole vuote” dalla testimone che ha anche parlato di soci residenti in alcuni paradisi fiscali.

Queste società - secondo la ricostruzione effettuata in aula - incassavano enormi flussi di denaro, frutto dei tour e delle apparizioni televisive di Tiziano Ferro ma anche delle royalties sulla sua musica, apprezzata in tutto il mondo.

Milioni di euro che, secondo l'accusa, venivano così nascosti al fisco italiano.

«Abbiamo effettuato gli accertamenti - ha detto la funzionaria - dopo la segnalazione della direzione regionale, verificando anche la presenza del signor Ferro in Italia». Secondo l’accusa, infatti, il cantautore avrebbe spostato la residenza in Gran Bretagna con l'obiettivo di eludere la tassazione italiana. «Ferro - ha detto la testimone - aveva uno status particolare, risultava “residente non domiciliato”. Inoltre risultava assunto come dipendente nella società inglese con uno stipendio di 10.000 euro al mese».

Secondo la ricostruzione l’evasione fiscale totale sarebbe di quasi 4 milioni di euro, una somma maggiore rispetto a quanto contestato nel capo d’imputazione, tanto che il pubblico ministero Alessio Sterzi ha annunciato che potrebbe modificare il capo d’accusa in base ai numeri emersi nella fase istruttoria. Ma per questo bisognerà attendere le prossime testimonianze, in modo da avere un quadro più preciso.

In merito alla reale presenza di Tiziano Ferro in Gran Bretagna la funzionaria dell’Agenzia delle Entrate ha riferito che, in base alle verifiche, il cantautore sarebbe stato in Italia circa 200 giorni all’anno. Troppi, secondo la Procura, per una persona che ha la residenza all’estero. Da qui l’accusa di aver violato l’articolo 5 del decreto legislativo numero 74 del 2000, ovvero di aver evaso le tasse nel periodo in cui risultava residente in Gran Bretagna, esattamente tra il 2006 e il 2008.

Gli accertamenti partirono dall’Agenzia delle Entrate che, dopo aver raccolto dati e numeri relativi al patrimonio di Ferro, inviò un dettagliato dossier alla Procura. Tiziano Ferro si è sempre difeso dicendo che il cambio di residenza era reale. Nella prossima udienza sarà ascoltato il commercialista del cantautore, Giuseppe Di Rubbo.

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