I poeti italiani per Expo 2015:
ecco i loro versi in anteprima

I poeti italiani per Expo 2015: ecco i loro versi in anteprima
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Mercoledì 24 Giugno 2015, 22:08 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 15:37
Come già quella di Shanghai 2010, che aveva a tema lo sviluppo ecosostenibile, così Milano Expo 2015 ha sottolineato l’impegno di realizzarsi «ponendo al centro il rispetto per l’ambiente, i territori e le comunità coinvolte. È possibile garantire “cibo e acqua” alla popolazione mondiale? Aumentare la “sicurezza alimentare”? Proporre nuove soluzioni e nuove prospettive in grado di tutelare la “biodiversità” del Pianeta?

L’obiettivo non è fornire risposte univoche, ma sollevare domande e offrire ai visitatori utili strumenti per cercare le proprie personali risposte, e l’accento cade sul cibo, rivendicando per il visitatore una partecipazione più coinvolgente e totale: non solo la festa dello sguardo, gli oggetti da vedere e non toccare delle Esposizioni d’antan, e neppure solo le attività di tipo interattivo del genere cui siamo abituati col touch screen. Bensì, esperienze tattili olfattive e orali che si industriano di interpellare tutto il sensorio, e anche l’intelligenza, e che mirano a cambiarci nel corpo e nella mente.



Sui temi di Expo 2015 è ora pubblicato l’antologia poetica “Nutrimenti “ per le edizioni Tracce e la Fondazione Pescara Abruzzo. Si tratta di una singolare proposta editoriale: a alcuni poeti italiani contemporanei è stato fatto l’invito a pubblicare i loro testi in buona parte inediti e scritti per l’occasione. L’antologia, che verrà presentata a Expo 2015 sabato 27 giugno, alle 17 e 30 è una singolare riflessione sulla grande esposizione milanese fatta in versi “capaci di suggestionare ed emozionare con la straordinaria evidenza di “saper ‘nutrire’ le nostre anime, i nostri sentimenti e le nostre ragioni”, come scrive nell’introduzione Nicola MAttoscio.



Anticipiamo alcune poesie di “Nutrimenti” che è curata da Nicoletta De Gregorio e illustrata da Sandro Visca.





MARIA GRAZIA CALANDRONE



elevazione



vedo una prevalenza di grano e gioia

e un commosso desiderio di vivere

nella carne che pascola

tra grandi rettili

al fondo del cratere

o sta a galla sui posatoi del cielo

con veli di calcare

sulla pagina inferiore delle ali

certe figure carponi

assumono la posizione eretta per vedere il pericolo oltre l’erba alta

certe altre figure meno superbe

certi tranquilli animali bianchi

simili a capre, continuano a ruminare

e la natura li lavora dentro come il sangue terrestre lavora

le vene del marmo. mentre appaiono

distratti, essi comunicano attraverso il sangue

la loro obbedienza consiste

nell’appartenenza alla neve

che esalta il sapore del sangue

quelli che si alzano in piedi nella preistoria saranno

umani: snaturati e avulsi

essi sono la specie

conscia del tempo

che urge fuori dall’erba

vedo quanto somigliavamo alla terra. poi

alle capre. infine

eccoci storia, eccoci tempo

e crimine





DANIELE CAVICCHIA



Stanno i petali



Stanno i petali arresi

Alla propria radice

Stanno come le onde di schiuma

Porterà il vento altro polline

Altro da te su cime innevate

Sara una siepe di spine

Di mirtillo o ortica

Sara quando ti volterai

Per guardare gli occhi di lei

Solo allora la zolla rivolterà il seme

E tu andrai lungo una strada

Che non ha destinazione





GIUSEPPE CONTE



Chiedi a un mandorlo



Chiedi a un mandorlo a marzo

al rosa titubante del pescheto.

Chiedi a una nuvola all’alba.

Chiedi a un torrente che irrompe nel greto.

Chiedilo a tutti i fichi degli orti

quando i rami contorti e spogli

cominciano a formicolare

di germogli.

Chiedi a un’ape che vola sulla corolla

di un anemone.

Chiedilo a loro.

Saprai cos’e che porta la vita sulla terra

cos’e la follia dell’ uomo che la annienta

l’acqua che diventa sabbia, la tormenta

che baca e inaridisce quello che tocca.

Sara deserto la California amata?

Sara presto veleno il mare amato?

Non fidarti dei filosofi, non

fidarti di scienziati e politici

bianchi o neri che siano,

non sapranno dirti la verità.

Chiedila a un salmone che risale ancora

il fiume verso la sorgente.

Chiedila a un sopravissuto alla siccità.

Parla a un mandorlo.

Guarda un mandorlo.

2006-2015





CLAUDIO DAMIANI



Mi abbracciarono i tuoi rami



Mi abbracciarono i tuoi rami

e mi accarezzarono

le tue foglie,

i tuoi fiori come fitti baci

sulle mie guance,

il tuo tronco

mi sostenne,

le tue radici

mi legarono con stretti nodi.

I frutti pendevano rossi

perché io li vedessi,

lucidi, tondi, belli

perché io li mangiassi.



MILO DE ANGELIS



Ma il pane nelle fermate



Ma il pane nelle fermate

del terremoto non basta più

e il ladro ha

una scarpa sola.

Cosi sia. Nella testa

sbranata da una primavera

porge il latte a chi

l’ha posseduto e l’ ha rotto.

Con tutti i denari, soffiando pari o dispari,

un capogiro tornerà

tra i ferri vecchi. Allora

noi donne lo daremo, alla luce.



NICOLETTA DI GREGORIO



Un ramo d’ulivo



Speculare insoluta increspatura

a un Mediterraneo di fuoco,

come pietra fragile di mare,

si umilia al tempo dell’oro

un ramo d’ulivo

chi sentenzia

a questo strappo di luna

un’esistenza lontana, meridiana

che sola s’aggrappa

a un passo dal vero

alla spiga che l’infinito consola

in forma di bellezza eterna

se foglia già controluce

nel liquido verde suono assottiglia

ogni linfa vitale e trasparenza di pace

o destino imperscrutabile al mistero di luce



RENATO MINORE



Expo 2015



C'è miele e latte sotto la tua lingua

e il profumo delle tue vesti

e l’ardesia del Libano,

(parola d’Ecclesiaste).





Al Crystal Palace

Charlotte Bronte era stupita

perchè ogni cosa appariva

mirabilmente fusa

nel bazar-suq

di cristalli di Boemia

malachite di Demidoff

gioielli di Sakisof

mobili in faggio

curvato di Thonet

la meraviglia della Guyana

finalmente in fiore.



Proust i gelati li voleva

in conchiglie fuori moda

templi chiese obelischi rocce.



Dove il sogno è più fondo

la merce è più che mai vicina

il cibo è di tutti alleluia.



Annusalo toccalo parlane

per cambiare corpo e mente

libera nos a fame.



ELIO PECORA



Il confine



Di quale confine parliamo se tutto e un confine,

forse lo stretto recinto nel quale vaghiamo,

a volte contenti, più spesso piegati dall ‘ansia.

Dietro il momento chiama l’ora e attende:

ne vediamo sfrangiarsi l’esile trama.

La stanza, la casa, la strada: dovunque una traccia

allenta, rinchiude il desiderio inconcluso

e di continuo risorge, non cede alla resa.

Pure la voce intona una promessa lontana

– va per stagioni intatte, per cieli senza ombre.

Allora nel patto si compie il ritrovato giardino.



PLINIO PERILLI



Non si butta il pane



Non si butta il pane, mai non si getta

via!, sacro piu del sacro… Mio padre

come sempre ci ammoniva, ingemmava

sentenze: sempre ancora lo ricordo: fragrante

a tavola, in ogni pensiero, nelle briciole

di una filosofia irrisoria che inforna e nutre

la vita – la spezza o la fa a fette: ma

sempre di se rispetta ogni piccola briciola

caduta e mai dispersa, tutto il suo occulto

lievito che meglio pero ci cresce dentro,

ci elegge commensali del mondo, apostoli

sbattezzati e sazi, doverosi e dimentichi...

Sempre poi il pane si seccava, avanzava

a scultura... Era mia madre a inventarsi

come immaginarlo vivo, trasmutarlo

nuovo… Grattugiandolo in altre vivande,

decorandoci giorni belli di niente, e piatti

d’esperienza. Non si getta la vita, ogni suo

grammo d’emozione, poesia che mastichiamo

alla dura radice del gusto, nel rito che e mistero.

Corpo e carne di natura, eucarestia domestica...

Pane-dono da Dio, patto steso con l’uomo.

Terra/spiga, zolla di cielo, e ancora suo seme d’oro,

disceso, fraterno sole che s’imbianca farina,

forse macina stelle, pallide come i sogni d’amore.



DAVIDE RONDONI



Vai in estasi



Vai in estasi

per le cibarie, e chiami tutto

cultura

ma dove e la dura

alimentazione della mente, la ruminazione

del cuore

Iniziato al mistero

di un tenerissimo formaggio, hai dimenticato

le rose, le rose, le rose di maggio

il loro furioso, indecifrabile

messaggio.

E ora che il mondo consumi in connessioni

e in rapidissimi giri

passa un mormorio che ripete

tra detriti e sospiri:

ehi, non sei cosa mangi, ma cosa ammiri.





GIUSEPPE ROSATO



Viatico per l’Expo



Nutrire il corpo, intanto, e con possibile

soddisfazione. Un senso anche per oggi

trova cosi la giornata, il resto

a domani, a domani. Ancora in questo

l’involucro muove (si muove)

e vince, il contenuto e fermo a fragili

essenze, o inconsistenze, vive

come il pulviscolo asperso dallo spray

l’utopia di consistere.

Si confida cosi

al corpo la sortita dalla cieca

foschia, la sciabolata di pur mala

luce che se ne accende ruota

sopra di te un istante, e intanto

puoi far tua una gomena, afferrarti

a una cima, illuderti di un porto.





MARCIA THEOPHILO



Madre d’acqua



Acqua, pensavi di dormire

nel nido della terra

ma cosi non fu

sei spessa, solida, liquida

sei viva, ma non lasciarmi

non so vivere senza di te.

I sogni vanno alla deriva

su un’isola di colori

scavando l’anima e guardando la luna

amore che fruga nel fondo della valle

inondata dall’ acqua.

La pioggia ha sapore amaro

sassi, foglie e nuvole

nuvole carnose

pioggia, perche non sei più dolce come prima?

E l’anima dell’acqua diviene vento

ondeggia il vento tra le foglie

erano sparsi per il bosco

suo era il corpo di muschio

quando acqua e vento s’incontrano

nasce un fiore nel ventre della terra

mormora il vento fra le foglie

voci lontane evocando

assumono i colori della notte.

Foglie che si moltiplicano ad altre foglie

io voglio il verde che generoso si rinnova

tutto ritorna all’ essenza primordiale

le foglie crescono e cadono dagli alberi

triangoli e quadrati sparsi al suolo

acque fresche che offrono ristoro.