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Procede a pieno ritmo il lavoro della task force istituita presso la prefettura di Viterbo per debellare l’inquinamento nelle acque del fiume Marta e lungo la costa di Tarquinia, in particolare intorno alla foce dove anche questa estate vige il divieto di balneazione. Prevista per fine settembre la presentazione dei risultati della campagna di monitoraggio e il piano d’azione con le misure da adottare.
Siccità, piano invasi ancora fermo: se ne riparlerà (forse) a settembre
A fare il punto è Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale. E’ a questo ente, infatti, che è stato affidato il compito di coordinare i soggetti istituzionali, tra i quali Regione Lazio, Arpa, Carabinieri, Provincia, Egato, Talete. “L’obiettivo della task force è quello di dare una risposta nel più breve tempo possibile a un problema che è presente da tanto tempo nel territorio. Una risposta mirata, quindi più efficace. Non stiamo lavorando per farci togliere una etichetta, ma per individuare le cause dell’inquinamento e rimuoverle. Tutto il resto è conseguente, verrà da sé”.
Si procede per step. “Dopo il primo incontro che si è svolto il 28 febbraio, abbiamo steso un cronoprogramma che è partito nel mese di marzo e si protrarrà fino a settembre. Il primo mese è servito per avere una fotografia della situazione attuale. Una raccolta dati che riguarda le caratteristiche del territorio, le attività umane che vi insistono e la loro tipologia (agricole e industriali), gli esposti presentati negli ultimi dieci anni da cittadini e associazioni, i risultati delle analisi sulla qualità dei corsi d’acqua e del litorale degli ultimi 5 anni, il censimento degli scarichi”.
“Sulla base di questa analisi iniziale – prosegue Casini – abbiamo individuato i luoghi dove Arpa è andata poi a eseguire i campionamenti. Prelievi mirati, fatti in contemporanea e non a distanza di tempo, in grado di mettere in correlazione subito il percorso degli inquinanti a monte e a valle di un determinato punto. Queste misurazioni sono state eseguite due volte, adesso siamo aspettando i risultati della seconda tornata. Parallelamente, noi come Autorità di bacino ci siamo mossi per compiere rilievi accurati del territorio con droni, fotogrammetria, analisi con laser scanner. Una radiografia del corso d’acqua, da monte a valle, per individuare eventuali scarichi abusivi”.
Le operazioni oggi. “Adesso stiamo posizionando un sistema d’allarme cosiddetto Early Warning, costituito da speciali sensori, che ci consentirà di avere un monitoraggio costante e in tempo reale del fiume nei punti che riteniamo più sensibili. In questo modo, se si verificano sforamenti di determinati valori, saremo in grado di intervenire entro 24 ore e andare subito a individuare le cause”.
Il lavoro di squadra ha funzionato. “Il valore aggiunto è stato mettere intorno a un tavolo tutti gli attori istituzionali, ognuno per le proprie competenze, per raggiungere un obiettivo.
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