Prete accusato di abusi su minori in Sicilia. Il vescovo intercettato: «Ho insabbiato questa storia»

Sicilia, prete accusato di abusi. Il vescovo intercettato: «Ho insabbiato questa storia»
Città del Vaticano – Un vescovo che al telefono con un prete della sua diocesi accusato di abusi ammette: «ho insabbiato questa storia». Il Vaticano che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA

- oppure -

Sottoscrivi l'abbonamento pagando con Google

OFFERTA SPECIALE

Leggi l'articolo e tutto il sito ilmessaggero.it

1 Anno a 9,99€ 89,99€

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Rinnovo automatico. Disattiva quando vuoi.

L'abbonamento include:

  • Accesso illimitato agli articoli su sito e app
  • La newsletter del Buongiorno delle 7:30
  • La newsletter Ore18 per gli aggiornamenti della giornata
  • I podcast delle nostre firme
  • Approfondimenti e aggiornamenti live

Città del Vaticano – Un vescovo che al telefono con un prete della sua diocesi accusato di abusi ammette: «ho insabbiato questa storia». Il Vaticano che asseconda il trasferimento del sacerdote al Nord perché la «condotta dell'allora seminarista è sottratta alla giurisdizione canonica». Nelle duemila e passa pagine di documenti processuali emerge uno spaccato sociale sconfortante che fa da cornice ad un processo choc che si sta svolgendo a porte chiuse in un tribunale civile della Sicilia. La terza udienza in tribunale, a Enna, è fissata per il 23 di dicembre: l'accusato di violenza aggravata su minori è un sacerdote quarantenne, don Giuseppe Rugolo, ex insegnante di religione, molto attivo in una parrocchia frequentata da adolescenti e bambini. Il sacerdote è stato tratto in arresto il 27 aprile scorso a Ferrara, dove nel frattempo era stato “spostato” dal vescovo a seguito della segnalazione di abusi da parte della vittima, un ragazzo oggi maggiorenne. 

Prima del processo civile in corso, la vittima tenta (con poco successo) la strada del processo canonico che di fatto parte quando nel 2016, raccontando alla Chiesa dei presunti atteggiamenti morbosi di Rugolo che andavano avanti da parecchio. In quel periodo il vescovo avvia l'indagine previa e spedisce per un certo periodo il sacerdote al Nord. Vedendo che di fatto non accadeva nulla la vittima si fa coraggio e nel 2020 con il supporto della sua famiglia presenta un esposto alla polizia e scrive anche una lettera a papa Francesco. 

 

 

Al di là di come andrà a finire la scabrosa vicenda giudiziaria tra le carte processuali si delinea anche il ruolo della Chiesa e il cammino intrapreso davanti a casi del genere.

Il prete accusato sarebbe stato spostato in una parrocchia del Nord, d'accordo con la Congregazione del Clero e con il vescovo di Ferrara. Peccato solo che in quella diocesi il presunto abusatore sia di nuovo entrato a contatto con dei ragazzi, promuovendo incontri con loro e contravvenendo alle indicazioni operative della Congregazione della Dottrina della Fede.

rc_con_cfaith_doc_20200716_vademecum-casi-abuso_it.htmlIl

vescovo Gisana in una delle tante lettere agli avvocati spiega che dal 2019 Rugolo era stato spostato fuori dalla diocesi secondo quanto concordato per un periodo congruo di due anni. «Esso deve servire a prendere consapevolezza della sua condizione di peccato e a rifondare con maggiore impegno la sua scelta vocazionale. Assicuro che sta seguendo un percorso di psicoterapia ed è impegnato in attività pastorali mirate». In una altra parte della documentazione spiega di avere aperto una investigazione previa a norma del canone 1717. Nel frattempo riceve risposte dal Vaticano in cui viene rassicurato: dopo avere studiato attentamente la questione il vescovo viene edotto che «non è affatto tenuto a dar seguito alla richiesta dell'avvocato di conoscere il risultato della denuncia canonica in base al documento di papa Francesco, Vos estis lux mundi». 

papa-francesco-motu-proprio-20190507_vos-estis-lux-mundi.html

«Qualora però lo ritenesse opportuno e con le modalità del caso potrà comunicare al richiedente che la condotta dell'allora seminarista è sottratta alla giurisdizione canonica», scrive in una lettera monsignor Pena Parra, attuale Sostituto alla Segreteria di Stato. 

In una delle intercettazioni agli atti, relativa agli inizi di quest'anno, il vescovo Gisana avrebbe ammesso parlando con don Rugolo di avere insabbiato il suo caso. Spiegava di avere ricevuto una comunicazione dalla Congregazione del Clero dove chiedevano informazioni e accertamenti. «Un atto che sto preparando per mandarlo nell'arco di poche ore». Tuttavia rincuorando il sacerdote accusato di molestie, suggeriva di pregare Dio per l'attacco demoniaco spiegando che il problema ora non era solo del prete ma anche suo. «Ora il problema non è solo tuo, il problema è anche mio perché io ho insabbiato questa storia. Per cui stanno cercando in tutti i modi di accusarmi. Adesso vederemo come poterne uscire».

I legali del vescovo, però, hanno replicato con la stampa locale che monsignor Gisana ha collaborato con gli organi inquirenti sin dal primo momento in cui la giovane vittima e la sua famiglia hanno preso la decisione di sporgere all'autorità giudiziaria la denuncia sugli abusi. 

 

La vittima ha raccontato che le violenze anche psicologiche sono andate avanti tra il 2009 e il 2005. «Ricordo che durante la costrizione nel praticare la masturbazione io continuavo a ripetere di lasciarmi andare ma lui diceva che mi stava offrendo un aiuto per capire quale fosse il mio orientamento sessuale e che il suo aiuto era quello di offrirmi il proprio corpo per assecondare il mio istinto. Durante il rapporto sessuale lui mi baciava sul collo e suol viso tentando di baciarmi in bocca ma io mi spostavo perché non volevo. Lui continuava a dirmi che era una cosa bella e non dovevo temere nulla».

 

Proprio in questi giorni che in Francia è stato pubblicato il rapporto monumentale della commissione indipendente (CIASE) voluta dai vescovi per fare luce sul fenomeno degli abusi nell'arco di 70 anni (e dal quale è emerso che le vittime accertate sono circa 290 mila) la storica Lucetta Scaraffia, già direttrice del mensile dell'Osservatore Romano, Donne Chiesa Mondo, si chiede come mai nel nostro Paese la Chiesa «non sia ancora stata avviata alcuna indagine né indipendente né interna sugli abusi del clero».


 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero