«Di Roma ci occuperemo nonostante la Raggi, anche se la Raggi si mette di traverso». All'indomani dello scontro frontale tra la sindaca a 5 stelle e il ministro...
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Calenda, dall'Auditorium Angelicum, spiega di non avere alcuna intenzione di candidarsi a prossimo sindaco della Capitale ma promette di non recedere dal suo impegno per la città: «Andremo avanti sui progetti che non necessitano di attività o fondi del Comune». La polemica attorno al Tavolo, lanciato dal Mise a fine 2017 per tentare di risollevare le sorti economiche di Roma, è ancora incandescente dopo le accuse di «arroganza» e «bluff pre-elettorali» che sono volate, reciprocamente, tra il responsabile allo Sviluppo Economico del Governo Gentiloni e la sindaca a 5 Stelle. Sul piatto l'annosa questione delle risorse aggiuntive in campo per la città, che a dire della sindaca sono un «bluff», per il ministro, invece, sono bloccati dalla mancanza di progetti del Comune. «Hanno sbagliato anche i calcoli - tuona ancora oggi Calenda contro il Campidoglio - non conoscono nemmeno la matematica». «Il ministro con più fallimenti alle spalle continua ad aprire bocca - replica seccamente dal Campidoglio il capogruppo del M5S Paolo Ferrara -. L'unico che non conosce l'aritmetica è proprio Calenda. I suoi numeri parlano chiaro: i fallimenti nella gestione delle crisi Ilva, Alitalia, Fincantieri-Stx, Embraco, Almaviva. Ed ha anche la faccia tosta di parlare. Andasse a parlare di matematica con i dipendenti di tutte queste aziende». Dopo la lite tra la sindaca e il ministro reagiscono anche le forze economiche e sociali della città. In primis i sindacati (Cgil e Uil) che parlano di un «danno enorme alla città, di cui le istituzioni sono responsabili. Roma ha bisogno dell'attenzione del Governo nazionale. Questo era il vero valore aggiunto del tavolo Calenda».
Nel pomeriggio arriva anche la voce degli industriali, con la stoccata alla Raggi del presidente di Unindustria Filippo Tortoriello: «Se non c'è una progettualità da parte del Comune è impossibile accedere a finanziamenti e fondi.
Il Messaggero