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«Anche se metto 4 o 10 milioni non cambia nulla, non ci succede nulla». In questa frase intercettata in un ristorante del centro del capoluogo piemontese c’è, secondo l’ipotesi accusatoria della Procura di Torino, la “pistola fumante” che dimostra il dolo con il quale i bilanci della Juventus sono stati alterati grazie a plusvalenze fittizie per circa 115 milioni di euro in tre anni, alleggeriti da manovre stipendi poi regolate da scritture e accordi privati. Secondo i pm la dirigenza del club bianconero avrebbe diffuso «notizie false circa la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società, idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni ordinarie quotate sul mercato». Tutto questo per «nascondere l’erosione del capitale sociale» e proseguire «indebitamente la negoziazione del titolo» in Borsa.
L’intercettazione
Il 21 luglio del 2021 sono seduti allo stesso tavolo, a cena, il direttore sportivo della Juve Federico Cherubini (non indagato) e l’ex Chief financial officer Stefano Bertola (indagato). Il primo spiega al secondo l’avvertimento che aveva dato a Fabio Paratici, ex responsabile dell’area sportiva, anche lui finito tra gli indagati. «Io, a Fabio, gliel’ho detto: questa roba è una cosa lecita. Ma lui l’ha spinta troppo. E quando glielo diceva, mi rispondeva: “tanto se metto 4 o 10 milioni non cambia nulla, non ci succede nulla”». E invece per la Procura torinese cambia tutto. In questo magheggio di cifre, infatti, si nasconde la condotta dolosa contestata. I pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello, coordinati dall’aggiunto Marco Gianoglio, dopo aver notificato lo scorso 24 ottobre a 15 indagati l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, ora sono pronti a chiedere il rinvio a giudizio per il presidente dimissionario Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved e gli altri dirigenti ed ex dirigenti della società.
La carta Ronaldo
Nel mirino dei pm anche le cosiddette “manovre stipendi” e la rinuncia in accordo con la società di una sola mensilità e non quattro, come comunicato da Juventus nel marzo 2020. Con le restanti tre mensilità differite ad esercizi successivi, anche dopo l’eventuale cessione del calciatore. Un’omissione alla voce “personale tesserato” da 62 milioni di euro, con accordi regolati da una scrittura privata tra Agnelli e il capitano Giorgio Chiellini. La carta segreta di Ronaldo non doveva saltare fuori «perché se succede ci saltano alla gola, tutto sul bilancio i revisori e tutto. E poi ci tocca fare una transazione finta», spiegava a Cherubini l’avvocato Cesare Gabasio a capo del pool legale della Juventus.
La difesa
«Le contestazioni della Procura non paiono fondate e non paiono, peraltro, né quanto a presupposti, né quanto a conclusioni, allineate con i rilievi contenuti nella delibera Consob del 19 ottobre 2022». Lo scrive in una nota la Juventus, «sulla base di un solido set di pareri di primari professionisti legali e contabili».
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Il Messaggero