VENEZIA - La rivelazione della Mostra potrebbe essere un piccolo film costato appena 150mila euro, diretto da una delle poche registe di questa edizione, la 34enne esordiente...
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SEDICENNE SOLITARIA
Girato con mano sicura e sensibile, il film ha per protagonista Maia (interpretata dalla convincente Eleonora Conti, al suo debutto sullo schermo), una sedicenne solitaria e scontrosa, bullizzata a scuola, unica femmina in una squadra di hockey sul ghiaccio, look mascolino e aggressività non celata. La cinepresa segue il non facile percorso emotivo che la porta a cercare l'identità sessuale e ad accettare la propria diversità. «Zen è una storia di formazione radicata nella comunità Lgbt+ e nei nostri territori», spiega la regista che aveva ricevuto nel 2013 una menzione al Premio Solinas per la sceneggiatura. «Racconto il disagio e le lotte che deve affrontare chi non si conforma ai ruoli di genere e all'eteronormatività imposta dalla società». I luoghi che scandiscono le vicende della protagonista e degli altri personaggi come l'amica Vanessa (Susanna Acchiardi) sono l'Appennino Emiliano e il palaghiaccio di Fanano (Modena), luogo di aggregazione giovanile.
La regista Margherita Ferri
LE DIFFICOLTÀ
«L'idea di questa storia», spiega Margherita che si è formata alla Ucla di Los Angeles e al Centro Sperimentale, «mi è venuta lavorando alla docu-fiction di Mtv Sedici anni e incinta, la mia gavetta: è là che ho conosciuto tante ragazzine con la loro inquietudine e le insicurezze. L'adolescenza è un momento di passaggio in cui, guidati dall'emotività, facciamo cose apparentemente insensate come scappare di casa, liberarsi del cellulare, ribellarsi».
Non è stato facile realizzare Zen: «Mi dicevano tutti che il soggetto era troppo complicato e anti-commerciale, ma la costruzione dell'orientamento sessuale è un tema universale», aggiunge Ferri che porta a Venezia, nell'ambito del concorso I Love Gay, anche il cortometraggio Odio il rosa sull'dentità di genere nell'infanzia, protagonista una bambina che si atteggia a maschio con il sostengo dei genitori. «Ho a cuore le tematiche queer e Lgbt che nel cinema si stanno affermando sempre più», spiega la regista. I suoi autori di riferimento? «Sono Gus Van Sant, Andrea Arnold, Céline Sciamma, lo svedese Lukas Moodysson. Tra gli italiani, adoro Luca Guadagnino. E Paolo Sorrentino, che al Centro Sperimentale è stato il mio maestro». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero