Palaexpo, polemica sul neopresidente Pietroiusti: «Sorpreso anch'io»

Palaexpo, polemica sul neopresidente Pietroiusti: «Sorpreso anch'io»
«Pronto, presidente, la disturbo?». «Sono a pranzo, comunque mi dica». Non starà certo mangiando banconote, Cesare Pietroiusti. Battuta che...

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«Pronto, presidente, la disturbo?». «Sono a pranzo, comunque mi dica». Non starà certo mangiando banconote, Cesare Pietroiusti. Battuta che all'indomani della sua nomina come presidente del Palaexpo, verrebbe quasi d'istinto. Perché Pietroiusti, artista situazionista di lunghissima carriera, ha suscitato clamore, con valzer di dibattito politico, perché una delle sue performance più controverse è stata quella di ingerire banconote alla fine di un'asta e di restituirle al legittimo proprietario dopo averle evacuate.


Dopo l'annuncio della sua nomina, la sua performance di mangiare banconote è finita sotto i riflettori, soprattutto politici. Non sarà stupito...
«Faccio l'artista da 41 anni, la prima mostra l'ho fatta nel 1977, ho un percorso di docente in varie università italiane e straniere, tutt'ora sono nei ruoli di un'università a Boston, anche se sono un paio d'anni che non ci insegno. Voglio dire, ridurre il lavoro di un artista all'episodio delle banconote, per quanto sia provocatorio, è riduttivo e superficiale. Soprattutto senza articolarne il significato profondo».

Però, al di là del significato profondo, mangiare banconote per evacuarle è una performance artistica forte per il nuovo presidente del Palaexpo...
«Guardi, ho 63 anni e ho un percorso alle spalle che non è proprio quello di un guitto. Ecco, lo ripeto, non sono un guitto. È vero che ho fatto performance molto provocatorie, però ho un percorso alle spalle di docenza, di organizzazione di eventi, di cura di laboratori con giovani artisti, sono anche presidente di una fondazione nel Salento, ho anche fatto l'amministratore di un'azienda che ho risanato e salvato dal fallimento. Insomma, la performance delle banconote non c'entra nulla con questo nuovo impegno col Comune di Roma».
Ce lo conceda, però, non si poteva non parlare della sua performance ora che lei copre ora un ruolo istituzionale .
«Io sono stato il primo a rimanere sorpreso di questa nomina. Ma mi è stato chiesto, e io ho deciso di accettare. Non certo perché sono stato obbligato, ma perché credo di poter dare un contributo positivo, non alla mia carriera artistica, bensì alla città di Roma e allo sviluppo delle potenzialità culturali della città».

Pensa che le politiche culturali di Roma abbiamo bisogno di nuovo slancio?
«Io in questa città vivo da sempre. E da libero cittadino e intellettuale ho spesso lamentato le carenze nell'organizzazione della vita culturale della città».

Così ha detto sì al Palaexpo.
«Mi è sembrato doveroso. Altrimenti uno si lamenta sempre e basta. Ma quando è il momento di rimboccarsi le maniche, invece si tira indietro. Mi è sembrato da vigliacchi non accettare».

Teme che il clamore suscitato dalla sua performance possa pesare sulla sua guida del Palaexpo?
«Guardi in questo momento, ripeto, la performance non va confusa con il Palaexpo. Io sono quello che sono, non ho problemi a parlare delle mie performance. Le posso assicurare che se va su Youtube e vede i miei video in cui racconto il mio lavoro, ritengo di saper articolare il mio pensiero artistico».

La sua performance così provocatoria era conosciuta dal vicesindaco Bergamo e dalla sindaca Raggi?
«Ci mancherebbe, certo che sì».
Una sfida per lei quella del Palaexpo, dopo l'uscita di scena delle Scuderie del Quirinale e la rivoluzione del Macro...

«Me ne rendo conto. Speriamo di sviluppare quelle potenzialità per cui è così importante sulla scena di Roma». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero