Scuola, il liceo Scientifico primo nella classifica delle iscrizioni. Professionali giù

Scuola, il liceo Scientifico primo nella classifica delle iscrizioni. Professionali giù
Il liceo non perde mai il suo fascino, anzi ne acquista sempre di più. Sul podio resta lo scientifico ma continua anche la ripresa del classico: sempre più numerosi,...

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Il liceo non perde mai il suo fascino, anzi ne acquista sempre di più. Sul podio resta lo scientifico ma continua anche la ripresa del classico: sempre più numerosi, quindi, i ragazzi pronti a cimentarsi con le versioni di greco e latino. È sufficiente scorrere i dati delle iscrizioni per il prossimo anno alle scuole superiori per capire l'orientamento di mezzo milione di studenti di terza media e relative famiglie: il liceo, quindi lo studio che inevitabilmente prosegue con la laurea, mantiene il suo appeal in vista di una carriera lavorativa mentre gli studi professionali non riescono a conquistare la fiducia dei ragazzi nell'apprendimento di un mestiere. I dati, resi noti ieri dal ministero dell'Istruzione a seguito della chiusura delle iscrizioni martedì scorso, parlano chiaro: il 55,3% dei ragazzi ha scelto un liceo, contro il 54,6% dello scorso anno.


IL PRIMO DELLA CLASSE
Nel dettaglio, il primo della classe si conferma lo scientifico con il 25,6% di preferenze e un buon +0,5% sull'anno precedente. Anche il classico guadagna voti passando da 6,6% a 6,7% così come il linguistico e il liceo delle scienze umane. Stabile a 0,9% il liceo musicale e coreutico mentre perdono 0,2% e 0,1% rispettivamente il liceo europeo e il liceo artistico. Un dato, su tutti, è confermato: gli studenti preferiscono il liceo, nel Lazio il record con oltre il 68% di preferenze. Più di un ragazzo su due sceglie di studiare latino, matematica e fisica o le lingue. Ed è così dal 2014, in costante crescita. Non è lo stesso per gli indirizzi di studio che preparano al lavoro e che, in tempi di crisi, dovrebbero offrire maggiori possibilità di occupazione. Ma qualcosa ancora non funziona visto che se uno su due sceglie il liceo, solo uno su tre opta per l'istituto tecnico. Fanalino di coda resta il professionale che non riesce a decollare. Agli istituti tecnici è arrivato il 30,7% delle iscrizioni, rispetto al 30,3% di un anno fa, e a spiccare è il settore tecnologico con il 19,3% delle scelte. In perdita invece gli istituti professionali, scelti dal 14% degli studenti in netto calo rispetto al 15,1% del 2017/2018. Eppure a settembre partirà la riforma degli studi professionali, mirata a semplificare gli indirizzi, senza le sovrapposizioni di materie che si creavano fino ad oggi e con un aumento di ore di laboratorio. Evidentemente non c'è stato il tempo necessario per far recepire alle famiglie il cambiamento, con un adeguato orientamento tra i ragazzi di terza media. «Dal prossimo anno potremo vedere il vero avvio della riforma e le scelte dei ragazzi - spiega il sottosegretario Gabriele Toccafondi, in prima linea per il rilancio dei professionali - dobbiamo avviare un cambiamento culturale: fino ad oggi i professionali sono stati considerati studi di serie B e i laboratori spesso sembravano musei. Con i fondi Pon e la riforma cambieremo l'approccio: meno materie e più ore di laboratorio. Resta la preparazione scolastica in materie come italiano e matematica a cui si aggiunge l'apprendimento di un mestiere. Una competenza in più».

PROCEDURE ON LINE

C'è un altro dato allarmante che emerge dalle iscrizioni online: solo il 71,8% delle procedure sono state fatte autonomamente. Vale a dire che il restante 28,2% delle famiglie coinvolte ha dovuto chiedere aiuto alla scuola. Una famiglia su tre, quindi, non ha un computer in casa o non ha l'accesso a Internet. Oppure non sa utilizzarlo. «Le procedure on line - ha spiegato la ministra all'Istruzione, Valeria Fedeli - costituiscono un'importante facilitazione per chi deve fare la propria scelta e anche per le scuole che possono gestire in modo più rapido le domande. Si tratta di una importante innovazione che il Ministero ha introdotto ormai da qualche anno e che cerchiamo di migliorare per rendere il servizio sempre più efficiente». I maggiori problemi sono stati registrati in Puglia dove il 58,2% delle famiglie ha dovuto chiedere assistenza, in Campania con oltre il 56%, in Calabria e in Sicilia con il 54%.

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Il Messaggero