Scuola, telefonini in classe, studenti scettici: «Ma che ne sanno i prof degli smartphone?»

Scuola, telefonini in classe, studenti scettici: «Ma che ne sanno i prof degli smartphone?»
C'è chi lo usa per prendere appunti e registrare lezioni, molti di più per chattare e guardare i social. A scuola il cellulare, con annessi e connessi...

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C'è chi lo usa per prendere appunti e registrare lezioni, molti di più per chattare e guardare i social. A scuola il cellulare, con annessi e connessi (Instagram, Facebook, Whatsapp, Youtube), in realtà ci è già entrato da un bel po'. E ora che con il nuovo decalogo della ministra Fedeli si potrà ufficialmente usare in classe, cosa succederà? I primi ad essere scettici, sono proprio gli studenti che sui social si dividono sull'argomento: «Usarlo come strumento didattico sarebbe fantastico ma i professori saranno davvero in grado di farlo?», si chiede Martina. «Spesso ne sappiamo più noi di loro sull'argomento - scherza Alessio, 15enne del liceo classico Mameli di Roma - Conoscono poche App e il modo con cui sinora i professori si sono approcciati allo strumento è perfettamente inutile». «Molti prof, specie quelli più anziani, il telefono lo usano solo per dire pronto - aggiunge Valentina, 14enne di Milano - come riusciranno a stare al passo con le novità tecnologiche e virtuali?».


IL FUTURO
Più che di scuola del futuro insomma, per gli studenti, bisognerebbe parlare di docenti del futuro affinché questa svolta digitale funzioni veramente.
Perché una cosa è certa: vietati o no i telefonini sono già parte integrante delle lezioni dei ragazzi, «come carta e penna», assicura Emiliano del liceo scientifico Righi. «Ci sono professori che già permettono di usare la calcolatrice e tante altre funzioni del telefono. Altri che inviano materiale agli studenti in jpg o pdf, che parlano con noi nelle chat e sui social dove vengono distribuiti i compiti e le comunicazioni inerenti la scuola», raccontano. «Io spesso registro le lezioni come audio per riascoltarle a casa oppure prendo appunti sul cellulare», racconta Manuele, 16 anni. E c'è chi fa le foto alla lavagna per studiare su quel materiale. Oggi, in effetti, gli smartphone sono computer in miniatura. E pensare alle lezioni di una volta fa sorridere. «Sarebbe bello se tutto questo servisse ad insegnarci qualcosa in più sul mondo del web - dice Andrea - tipo come trovare le cose sui motori di ricerca o non cadere nelle trappole delle fake news».

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA
Ma c'è anche il rovescio della medaglia. «La maggior parte di noi - ammettono i ragazzi - accende i cellulari in classe per fare altro: mandare un messaggio in chat, guardare i social, giocare con qualche applicazione». Ecco perché il regolamento della Ministra su questo punto parla chiaro: «La proibizione all'uso personale del telefonino a scuola rimane».

Già, ma come farà il professore a controllare che lo studente non sia su Instagram o su internet a guardare qualche video? «Non è detto che approvare l'uso del telefonino renderà più difficile trasgredire», dice Luca. Anzi. L'occasione potrebbe fare l'uomo ladro. E poi c'è il capitolo video e foto, che pur essendo proibite in classe sono invece pericolosamente sdoganate sui social. Anche in quel caso serviranno controlli ulteriori. «Sai come finirà? - scherza Paolo - Che i cellulari saranno pieni di school stories e faranno marcia indietro».
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Il Messaggero