“Siamo a corto di sangue, non abbiamo sufficienti scorte, rimandate l’operazione” il bollettino del Centro trasfusionale. Così ogni mattina un...
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CRONICA CARESTIA
Il sangue è centellinato, tutto è rallentato, la programmazione saltata. Nessuno nasconde il problema, disagi si registrano ovunque dal San Camillo all’Umberto I, a Tor Vergata. A saltare, gli interventi che prevedono più uso di sangue, escluse le urgenze. Meglio un’appendicectomia che un’operazione programmata al colon, i medici valutano di ora in ora, il paziente aspetta il turno. Per questo il Gemelli come altri ospedali ha lanciato un appello anche alla sua comunità di oltre 5mila medici e studenti: «Venite a donare, c’è bisogno di sangue, seppure quarantenato». E’ chiaro che non è sufficiente per far fronte a una cronica carestia di sangue (il Lazio non è autosufficiente, è penultimo in Italia dopo la Sardegna per numero di donatori). Va garantita l’assistenza a pazienti oncologici, chirurgici complessi, anemici, «se non si hanno scorte adeguate, magari anche di un gruppo raro, il Centro trasfusionale non li manda in sala operatoria». Il meccanismo si è inceppato, già faceva miracoli prima che comparisse pure la Chikungunya. «Ora gli interventi complessi vengono sostituiti dai più impellenti - è il coro dei medici - la seduta salta alla prossima disponibile».
LE MOSSE DEL SAN CAMILLO
Il direttore generale del San Camillo Fabrizio D’Alba conferma il calo delle donazioni: «Intorno al 10-15 per cento. Fino ad oggi l’offerta di interventi chirurgici non è stata toccata, speriamo si normalizzi la situazione, le azioni messe in essere dalla Regione per reperire e gestire il sangue sono efficaci, dalle altre regioni abbiamo ricevuto mille sacche, le piastrine le lavoriamo, e ci appoggiamo anche alle associazioni che reperiscono sangue fuori provincia». «E per fortuna la donazione di sangue è stata limitata parzialmente, i danni per l’assenza di sangue sono maggiori dei rischi di una puntura», è il pensiero del direttore generale del Policlinico Tor Vergata, Tiziana Frittelli: «Certamente abbiamo problemi, specie per alcune patologie chirurgiche e ortopediche, il disagio c’è, il sangue deve stare in quarantena 5 giorni ma le piastrine vanno usate entro 5 giorni». Dalla Regione Lazio rassicurazioni: «Non risultano emergenze, 1.500 sacche di sangue sono arrivate dall’Italia e da donatori, considerando una media di 200/250 sacche al giorno ne abbiamo per altri sei giorni. E man mano ne arrivano altre. Tutti gli interventi urgenti, salvavita sono garantiti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero