Omicron, cosa fare in caso di febbre? Quale farmaco è consigliato (e quando preoccuparsi)

Un segno clinico importante è la durata della febbre, ecco perché va costantemente monitorata, soprattutto se supera i 39°C

Omicron, cosa fare in caso di febbre? Da quando preoccuparsi e quale farmaco è consigliato
La febbre è uno dei sintomi del Covid-19, la malattia causata dall’infezione di Sars Cov-2. È uno dei più comuni, insieme al raffreddore, al mal di...

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La febbre è uno dei sintomi del Covid-19, la malattia causata dall’infezione di Sars Cov-2. È uno dei più comuni, insieme al raffreddore, al mal di gola, alla debolezza muscolare. Ma cosa si deve fare con la temperatura che aumenta? Fondamentale è stare a casa e parlare con il medico di famiglia, il pediatra o la guardia medica. Infatti, la febbre dai 37,5 °C in su non è il solo sintomo del Covid, e l’esperto può indirizzare verso un test tampone per verificare la presenza del coronavirus. Un segno clinico importante è la durata della febbre, ecco perché va costantemente monitorata, soprattutto se supera i 39°C. Con la variante Omicron è un sintomo comune, anche se meno del mal di gola.

Di solito la febbre è il segnale che sta avvenendo una risposta di difesa dell’organismo. In pratica, che è in atto una battaglia tra il sistema immunitario e il virus. Per questa ragione il medico è giusto che controlli che tutto stia andando per il meglio. Insieme alla febbre, infatti, potrebbero esserci altri sintomi che fotografano ulteriori necessità del corpo e che potrebbero dirci quali sia l’evoluzione della malattia.

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Cosa fare in caso di febbre?

In caso di sintomi come la febbre, o dolori articolari o muscolari (a meno che non esista una chiara controindicazione sul loro uso), l’Aifa, l’Agenzia italiana per il farmaco, raccomanda l’uso di paracetamolo o dei Fans (i farmaci antinfiammatori non stereoidei). Ma altri medicinali, per altri sintomi, potrebbero essere dati dal medico sulla base del suo giudizio. Non è raccomandato l’uso «routinario» di antibiotici. Un «ingiustificato» loro uso può determinare l’insorgenza e il propagarsi di resistenze batteriche che potrebbero compromettere la risposta a terapie antibiotiche future.

 

 

 

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Il Messaggero