Covid, ospedali a rischio collasso in Piemonte, Liguria, Umbria

Covid, ospedali a rischio collasso in Piemonte, Liguria, Umbria
In Valle d’Aosta su 116 posti letto di area medica, 100 sono già occupati da pazienti Covid: l’86,2 per cento. La piccola regione autonoma non può...

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In Valle d’Aosta su 116 posti letto di area medica, 100 sono già occupati da pazienti Covid: l’86,2 per cento. La piccola regione autonoma non può reggere, tenendo conto che in più ha già 7 pazienti in terapia intensiva su 20 posti disponibili negli ospedali. Vicina al livello di guardia la situazione anche in Piemonte e Liguria: non a caso, insieme alla Valle d’Aosta, a nord-ovest confinano con la Francia dove il virus sta correndo perfino più veloce di quanto stia avvenendo in Italia.

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Stiamo parlando sempre dei ricoveri nell’area medica (malattie infettive, pneumologia e medicina), escludendo le terapie intensive dove comunque la situazione, sia pure sotto controllo, in Italia si avvicina a livello di guardia fissato a 2.300 posti occupati (ieri altri 125 letti impegnati per Covid-19 per un totale di 1.536, di questi 292 nella sola Lombardia). Bene, ma cosa sta succedendo in Piemonte e Liguria nei reparti di area medica? Hanno una percentuale di riempimento sopra il 40 per cento. Nel dettaglio: Piemonte 2.102 letti occupati su 5.061 (41,2 per cento) e Liguria 832 su 1.876 (44,4 per cento). Da notare che il Piemonte è in affanno anche alla voce terapie intensive: ha 135 pazienti Covid ricoverati e una dotazione di 367 posti, siamo al 36 per cento. Infine, c’è una quarta Regione, che era stata evitata dalla prima ondata, che vede riempirsi velocemente gli ospedali, l’Umbria: qui, secondo i dati del Ministero della Salute, ci sono 218 ricoveri su 662 letti (esclusi i 37 pazienti che sono in terapia intensiva su 70 disponibili).

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Stando alle notizie che arrivano da tutta Italia, con i pronto soccorso che spesso si sono trasformati in parcheggi per i malati Covid a causa della difficoltà di reperire tempestivamente i posti letto, non c’è solo l’incognita delle terapie intensive, ma anche quella dei ricoveri nelle altre divisioni di area medica, tenendo sempre conto che con l’apertura di nuovi reparti riservati a pazienti contagiati dal coronavirus si riduce l’offerta sanitaria alle restanti patologie.


I DATI
In sofferenza anche Lombardia, Campania, Lazio, Provincia autonoma di Bolzano e, sia pure in misure minore, Marche, Sicilia e Toscana. Oscillano tra il 30 e il 40 per cento. La Lombardia, in particolare, ha il record di ricoveri: 2.780 su 10.217 letti in area medica e 292 pazienti in terapia intensiva, su una dotazione di posti pari a 983. Ciò che sorprende della Lombardia, che non è comunque vicina alla saturazione, è la rapidità della crescita dei numeri. Solo una settimana fa, ad esempio, aveva 134 ricoverati in terapia intensiva, in così poco tempo sono più che raddoppiati. Tra le regioni in una condizione meno preoccupante ci sono il Veneto, con meno del 12 per cento dei posti di area medica occupati da pazienti Covid, il Friuli-Venezia Giulia (7,6) e la provincia autonoma di Trento (11). Anche l’Emilia-Romagna, che pure era stata colpita duramente dalla prima ondata, sembra tenere, con una percentuale di occupazione dei letti sotto il 20 per cento in area medica, e 119 pazienti in Terapia intensiva su 635 posti a disposizione (dato diffuso l’altro giorno dal presidente Stefano Bonaccini), dunque la percentuale di occupazione per ora è sotto controllo, al 18,7 per cento.


LA CORSA DI ROMA


Per quanto riguarda Roma, rispetto a Napoli e Milano il quadro è meno grave, ma le difficoltà non mancano. In terapia intensiva, in tutto il Lazio, 166 pazienti Covid, il 22 per cento dei posti disponibili; maggiore affanno nell’area medica (percentuale di occupazione al 29,7 per cento) e per questo si stanno aprendo nuovi Covid-Center. Spiega l’assessore alla Salute, Alessio D’Amato: «Stiamo aggiungendo 900 posti letto di area medica isolati per pazienti Covid. Utilizzeremo a Roma l’intero ospedale Vannini, con 146 posti, due moduli del San Filippo Neri, 126. Stiamo siglando un accordo con una struttura privata per 160 letti, mentre il Campus Biomedico torna su questa emergenza. Infine, vogliamo creare un hub Covid al Policlinico Umberto I: proprio il vecchio complesso, tanto bistrattato, con i suoi tanti padiglioni separati è perfetto per riservarne una parte ai pazienti Covid. A Palestrina ricaveremo altri 40 letti».
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Il Messaggero