Non c’è solo l’apprensione per i casi dei migranti nei centri d’accoglienza e dei lavoratori stranieri risultati positivi, ma ora fa paura anche...
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Dunque serve attenzione. Ed è per questo che il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ha lanciato l’appello al Governo: «Test per chi torna da Paesi ad alta incidenza Covid. Li faremo nel Lazio. Facciamolo in tutta Italia». Ma, in attesa di un provvedimento a livello nazionale, nel Lazio si sta organizzando tutto il necessario per procedere ai test negli aeroporti e presso le stazioni dell’alta velocità per chi rientra dai Paesi a rischio. Saranno testati tutti senza distinzioni: cittadini italiani e stranieri. L’obiettivo è tenere tutto il Lazio al sicuro ed evitare una nuova impennata tutt’altro che impossibile, visti i numeri dei contagi in costante rialzo nel Paese, dove hanno ripreso a crescere anche i ricoveri nelle terapie intensive.
Sulla stessa lunghezza d’onda di Zingaretti il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, che segnala: «Abbiamo verificato, negli ultimi giorni, che l’80 per cento dei contagi registrati deriva da contatti con cittadini provenienti o rientranti dall’estero. È indispensabile sottoporre quanti arrivano o rientrano dall’estero all’obbligo di quarantena in relazione ai voli provenienti da Paesi a rischio».
IL MINISTERO
Intanto dal ministero della Salute si prende tempo in attesa delle indicazioni tecniche del Comitato tecnico-scientifico, sui test per chi rientra ci sarebbe un orientamento positivo, mentre non si profila alcuna ipotesi quarantena. Ieri però test e tamponi sui rientri non sono stati infatti al centro della lunga riunione del Cts a cui ha preso parte in collegamento da Lungotevere Ripa, il ministro della Salute, Roberto Speranza.
E mentre avvisaglie di una seconda ondata di contagi arrivano da diversi Stati europei, Belgio e Spagna in testa, c’è chi si sta autorganizzando per salvare il salvabile. Per questo ieri è arrivato il richiamo ufficiale della Commissione Ue ai 27 governi, con una lettera in cui si invita a non prendere decisioni frammentarie, ma di agire in modo coordinato e proporzionato sulla base di evidenze scientifiche.
LA RACCOMANDAZIONE
«Mentre occorre assicurare che la Ue sia pronta a una possibile risalita dei casi Covid, dobbiamo allo stesso tempo evitare una seconda ondata di azioni non coordinate alle frontiere interne - scrive la Commissione europea - Bisogna evitare di ristabilire restrizioni inefficaci e controlli ai confini interni». L’obiettivo è evitare il caos di febbraio, quando anche per carenza di informazioni condivise, i Paesi agirono in ordine sparso con chiusure tardive e azioni totalmente scoordinate a livello europeo, basti pensare alle regole su quarantena e distanziamento sociale o all’obbligo di mascherina dove ognuno ha fatto e continua a fare a modo suo.
I NUMERI
E mentre Bruxelles invita a una maggiore interazione ragionata, i governi sono alle prese con numeri che tornano a fare paura dopo appena due mesi di libera circolazione. Tant’è che il Belgio ha imposto il coprifuoco notturno ad Anversa e come la Gran Bretagna ha vietato i viaggi verso la Catalogna, mentre la Grecia ha blindato la frontiera con la Serbia e minacciato le isole più turistiche di imporre nuove restrizione e sigillare locali e discoteche se non cambia l’andazzo che finora ha portato in alto l’asticella dei contagi sui turisti stranieri.
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Il Messaggero