Vaccino a domicilio, medici di base a caccia degli anziani over 60 e fragilissimi ancora da immunizzare

Vaccino a domicilio, medici di base a caccia degli anziani over 60 e fragilissimi ancora da immunizzare
Medici di base come 007 per rintracciare ultrasessantenni che non si sono ancora vaccinati e pazienti fragilissimi, che potrebbero risentire per il rinvio alla seconda dose del...

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Medici di base come 007 per rintracciare ultrasessantenni che non si sono ancora vaccinati e pazienti fragilissimi, che potrebbero risentire per il rinvio alla seconda dose del richiamo. E somministrargli il farmaco. Anche a domicilio, se non sono in grado di raggiungere gli Hub o gli studi medici. È questo il compito - concordandolo con la Regione - che si sono dati gli oltre 3mila dottori che partecipano alla campagna di immunizzazione.

Il monitoraggio - Spiega Alberto Chiriatti, medico di base in attività a Ostia e vicepresidente del Fimmg del Lazio: «Con l’arrivo degli elenchi da parte della Regione dei residenti vaccinati e non, chiameremo a uno a uno i nostri assistiti che non si sono ancora immunizzati per controllare le loro condizioni e per capire perché non hanno ancora fatto il vaccino». Chiriatti ricorda che «la vaccinazione non è obbligatoria, ma molto spesso, chi non l’ha fatto, è perché nutre dubbi in base a informazioni sbagliate, che non hanno nulla di scientifico.

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Di conseguenza il nostro lavoro, visto che siamo il primo presidio medico, è quello di fugare le loro paure e spiegare loro che “proteggersi” è un bene per loro e per le persone accanto a loro». Anche perché ancora oggi, con il crollo dei contagi, «sono soprattutto gli ultrasessantenni ad ammalarsi di Covid, ad avere necessità di cure in terapia intensiva e, purtroppo, a perdere la vita». Soprattutto, conclude, «siamo pronti - noi come le Uscar - a intensificare le somministrazioni a domicilio, per quei pazienti che non riescono a recarsi ai centri vaccinali». Nel Lazio continua calare la curva del Covid. Lo dimostra il fatto che, eccetto quella di Roma (14), nelle altre quattro province non si sono registrate ieri vittime. L’ultimo bollettino dell’Unità di crisi recita che su oltre 23mila tamponi tra antigenici e molecolari, si sono avuto 577 nuovi positivi (-44 rispetto a ieri), di questi 322 a Roma. Erano sette mesi che non si raccoglievano dati simili. Più in generale scende il ricorso all’ospedalizzazione (1.548 i ricoverati), mentre le terapie intensive sono stabili (236).

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Ma sempre nel Lazio - che è tra le Regioni più avanti in questo campo - soltanto un terzo dei 70enni ha ricevuto la seconda dose, mentre appena il 13,7 dei sessantenni è totalmente immunizzato. Ci sono poi circa 40mila 80enni che non hanno fatto neppure la prima dose. Il problema è nazionale e anche per questo il commissario Figliuolo, nell’intervista rilasciata ieri al Messaggero, ha ricordato che «occorre continuare lo sforzo sulle fasce over 60, per poi agire in parallelo sui più giovani». Quindi ha sottolineato «la buona pratica delle Regioni» che hanno accelerato le somministrazioni ai più anziani «attraverso risorse proprie e con il supporto dei team sanitari mobili della Difesa». Ed è in quest’ottica che vuole muoversi in Lazio, con il supporto dei medici di famiglia e delle Uscar, le unità operative della Regione con dottori e infermieri. Sì perché l’altra faccia della medaglia è garantire i richiami per i fragilissimi, dopo che il Cts ha spostato la seconda dose a 42 giorni (nel Lazio siamo a 35) di Pfizer per chi non soffre di patologie gravi. «Attraverso il nostro monitoraggio - aggiunge Chiriatti - possiamo venire incontro alle esigenze, penso ai malati oncologici, di quelle persone che non possono attendere il richiamo».

 

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